Malattie – Humanitas Humanitas Thu, 19 Sep 2024 09:03:34 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://jotodsjo.click/wp-content/uploads/2021/01/apple-touch-icon-144-precomposed1.png Malattie – Humanitas 32 32 Aborto spontaneo https://jotodsjo.click/malattie/aborto-spontaneo/ https://jotodsjo.click/malattie/aborto-spontaneo/#respond Sun, 29 Nov 2015 17:01:18 +0000 http://humanitas.local/malattie/aborto-spontaneo/ Con la terminologia "aborto spontaneo" si indica un'interruzione di gravidanza che avviene spontaneamente entro i primi 180 giorni di gravidanza. Nella maggioranza dei casi l'aborto spontaneo si verifica però nel corso del primo trimestre di gravidanza. È una condizione molto più diffusa di quanto si creda: si calcola infatti che possa interessare fino al 30% […]

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Con la terminologia "aborto spontaneo" si indica un'interruzione di gravidanza che avviene spontaneamente entro i primi 180 giorni di gravidanza. Nella maggioranza dei casi l'aborto spontaneo si verifica però nel corso del primo trimestre di gravidanza. È una condizione molto più diffusa di quanto si creda: si calcola infatti che possa interessare fino al 30% delle gravidanze.

Che cos’è l’aborto spontaneo?

L'aborto spontaneo può essere "completo" (caratterizzato dall'espulsione spontanea totale dell’embrione o feto senza vita); oppure "incompleto" o “ritenuto” (quando la gravidanza è ancora parzialmente o completamente presente nella cavità uterina, ma non vi è attività cardiaca dell’embrione o feto).

Quali sono le cause dell’aborto spontaneo?

Molte e diverse sono le cause che possono provocare un aborto spontaneo.
Tra queste ricordiamo:

  • anomalie cromosomiche (è sicuramente la causa più frequente di abortività spontanea. La frequenza aumenta con l’aumentare dell'età materna);
  • malformazioni congenite (utero setto, unicorne ecc) o acquisite (polipi, fibromi) dell’utero;
  •  incontinenza cervicale (il collo uterino tende a dilatarsi in epoca molto precoce di gravidanza, anche in assenza di contrazioni, conducendo all’espulsione del feto);
  • malattie autoimmuni o trombofiliche (in cui aumenti , cioè, la coagulazione del sangue);
  • patologie infettive come toxoplasmosi, rosolia, infezione da citomegalovirus che possono contagiare il feto e causarne la sofferenze e poi la morte;
  • infezioni vaginali non trattate;
  • insufficienza del corpo luteo che non produce abbastanza progesterone, l'ormone che favorisce l'impianto e il mantenimento della gravidanza nel primo trimestre.

Quali sono i sintomi dell’aborto spontaneo?

Esistono aborti silenti, ossia privi di sintomi (in questo caso, la diagnosi è clinica, attraverso l’ecografia ostetrica). In altri casi, invece, l’aborto si manifesta attraverso perdite ematiche o contrazioni uterine. I sintomi con cui si può presentare un aborto spontaneo possono essere molto diversi tra loro e variabili in rapporto alle diverse situazioni cliniche.

Come prevenire un aborto spontaneo?

I trattamenti preventivi nei confronti dell'aborto spontaneo differiscono molto tra di loro a seconda della causa all'origine dell'aborto.
Il riposo è generalmente il primo e principale trattamento che viene consigliato in caso di minaccia d’aborto. – Una terapia preventiva a base di progesterone può essere efficace nei casi in cui si sospetti una insufficienza del corpo luteo.  In caso di patologie autoimmuni (come la sindrome da antifosfolipidi) o in condizioni di eccessiva trombofilia, possono essere prescritti l’utilizzo di eparina o di acido acetil-salicilico.  Nei casi di incompetenza cervicale verrà eseguito il cerchiaggio della cervice. È bene provvedere al trattamento di patologie come il diabete o a carico della tiroide già prima dell’inizio di una gravidanza.

Diagnosi 

Generalmente la diagnosi di aborto spontaneo si basa su:

Possono essere prescritti anche:

  • test di gravidanza;
  • dosaggio plasmatico della frazione beta dell’ormone della gravidanza (HCG). L’HCG viene prodotto a partire dall’impianto in utero e aumenta costantemente fino al terzo mese di gravidanza. Le sue modificazioni sono utili per capire l’evolutività o meno di una gravidanza.

Trattamenti 

Diagnosticato un aborto spontaneo, le strade possibili sono generalmente due:

1) la terapia chirurgica: è il cosiddetto "raschiamento" mediante isterosuzione. In pratica, si procede all’aspirazione del materiale abortivo ritenuto in cavità uterina, mediante una cannula inserita attraverso il canale cervicale.
2) in alcuni casi si può decidere di attendere la spontanea espulsione del materiale abortivo dall'utero o facilitarne l’espulsione stessa tramite la somministrazione di farmaci che facilitino la contrazione uterina. Si parla in questo caso di "condotta di attesa", che viene applicata soprattutto nei casi di aborto incompleto (più raramente nel caso degli aborti interni), e soprattutto se l’aborto è avvenuto nelle settimane iniziali di gravidanza.

 

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Acalasia esofagea https://jotodsjo.click/malattie/acalasia-esofagea/ Tue, 03 Sep 2024 09:35:40 +0000 http://humanitas.local/malattie/acalasia-esofagea/ Che cos’è l’acalasia esofagea? L’acalasia esofagea è una patologia rara dell’esofago a eziologia non nota che ha come principale sintomo il transito difficoltoso del cibo attraverso l’esofago. Più nel dettaglio, l’acalasia esofagea è caratterizzata da un disturbo della motilità esofagea che si esprime con un ipertono dello sfintere esofageo inferiore (che si rilascia incompletamente e […]

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Che cos’è l’acalasia esofagea?

L’acalasia esofagea è una patologia rara dell’esofago a eziologia non nota che ha come principale sintomo il transito difficoltoso del cibo attraverso l’esofago. Più nel dettaglio, l’acalasia esofagea è caratterizzata da un disturbo della motilità esofagea che si esprime con un ipertono dello sfintere esofageo inferiore (che si rilascia incompletamente e in modo non coordinato con passaggio del cibo) e con l’assenza della peristalsi fisiologica a livello del corpo esofageo. Ne derivano disfagia (difficoltà a deglutire), rigurgito, calo ponderale e dolore toracico; inoltre la condizione determina generalmente la comparsa di una dilatazione dell’esofago che nelle forme più avanzate può arrivare ad assumere una forma cosiddetta “sigmoidea” caratterizzata da curvature nel tratto sovradiaframmatico.

Quali sono le cause dell’acalasia esofagea?

L’acalasia esofagea è considerata una malattia rara e le sue cause non sono ancora note. Può insorgere in qualsiasi età, indipendentemente dal sesso.

Quali sono i sintomi dell’acalasia esofagea?

Il sintomo principale è la difficoltà a deglutire (disfagia). La contrazione anomala del muscolo posto a rivestimento dell’esofago comporta infatti una difficoltà nel transito del cibo assunto verso lo stomaco. Il cibo ingerito si accumula quindi nella parte finale dell’esofago e si “sblocca” solo ingerendo ulteriori cibi o liquidi che esercitano pressione. Se non trattato, questo disturbo comporta una dilatazione dell’esofago e l’insorgenza di un’infiammazione cronica. Per questo motivo chi soffre di acalasia ha un’incidenza di insorgenza di carcinoma dell’esofago (sia squamo cellulare che adenocarcinoma) cinque volte superiore alla media.
I sintomi associati alla difficoltà di passaggio del cibo sono:

  • sensazione di blocco del cibo nell’esofago (disfagia)
  • rigurgito di cibo o di saliva
  • dolore al torace
  • dimagrimento.

Sulla base di questi sintomi e sulla loro frequenza si calcola lo score di Eckardt per stimare la severità della patologia.

Come si previene l’acalasia esofagea?

Non è a oggi possibile prevenire l’acalasia esofagea. Sono in corso, anche con la partecipazione di Humanitas, diversi studi volti a comprendere i meccanismi genetici che possono determinare la suscettibilità a sviluppare questa malattia.

Acalasia esofagea: come si fa la diagnosi? 

Per diagnosticare l’acalasia esofagea lo specialista gastroenterologo valuta i sintomi riportati dal paziente in sede di visita gastroenterologica e gli esiti di esami strumentali come la gastroscopia, utile a escludere la presenza di ostacoli meccanici (per esempio tumori dell’esofago). È necessario anche eseguire una radiografia esofagea con mezzo di contrasto per valutare il livello di dilatazione dell’esofago. L’accertamento diagnostico comporta anche l’esecuzione di una manometria esofagea ad alta risoluzione, ossia di una metodica diagnostica che registra l’attività pressoria del viscere e che consente di sottoclassificare il tipo esatto di disturbo motorio.

Come trattare l’acalasia esofagea?

L’acalasia esofagea è una patologia cronica che non guarisce spontaneamente e va trattata sulla base dei sintomi e del tipo di disturbo motorio presente.

La terapia farmacologica non è efficace nel lungo periodo e presenta effetti collaterali importanti.

Le terapie “meccaniche” deputate alla rimozione dell’ostacolo al deflusso del contenuto dell’esofago possono essere di aiuto nel contrastare i sintomi. Queste possono essere endoscopiche o chirurgiche.

 I trattamenti endoscopici comprendono:

  • dilatazione pneumatica: comporta la dilatazione dell’esofago attraverso un palloncino gonfiabile che viene introdotto dalla bocca e fatto scendere fino allo sfintere esofageo inferiore, dove viene gonfiato provocando una rottura traumatica del muscolo esofageo. Questa procedura presenta però un maggior rischio di recidiva a lungo termine.
  • POEM (miotomia endoscopica transorale): si tratta di una procedura mininvasiva che non lascia cicatrici visibili e comporta l’incisione delle fibre muscolari dell’esofago (miotomia) con un’endoscopia flessibile simile a quella usata nella gastroscopia. Il paziente viene operato in anestesia generale.

Il trattamento chirurgico mininvasivo di miotomia extramucosa con plastica antireflusso (intervento di Heller-Dor) viene invece eseguito per via laparoscopica, introducendo nell’addome, mediante delle cannule, la telecamera e gli strumenti chirurgici. Il paziente viene operato in anestesia generale. La miotomia prevede la sezione delle fibre muscolari ipertrofiche esofago–gastriche; la sede della miotomia viene poi “coperta” dal fondo gastrico in modo da ridurre la possibilità di avere un reflusso gastro-esofageo postoperatorio.

Ultimo aggiornamento: Settembre 2024
Data online: Settembre 2015

Visita gastroenterologica

L’obiettivo è individuare la presenza di patologie a carico degli organi che compongono l’apparato gastrointestinale – esofago, stomaco, intestino, colon retto, pancreas, fegato – e stabilire un percorso terapeutico idoneo.

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Acne https://jotodsjo.click/malattie/acne/ Thu, 10 Sep 2015 16:36:43 +0000 http://humanitas.local/malattie/acne/ L'acne è un'infiammazione dei follicoli pilosebacei che si manifesta principalmente con la comparsa del cosi detto brufolo. Prima si formano i comedoni (i punti neri) poi si formano le papule o pustole (brufoli) e, nei casi più gravi, è possibile che evolva in noduli o cisti. Le lesioni dell'acne si localizzano al volto, collo, torace […]

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L'acne è un'infiammazione dei follicoli pilosebacei che si manifesta principalmente con la comparsa del cosi detto brufolo. Prima si formano i comedoni (i punti neri) poi si formano le papule o pustole (brufoli) e, nei casi più gravi, è possibile che evolva in noduli o cisti. Le lesioni dell'acne si localizzano al volto, collo, torace e dorso. Pur non essendo un disturbo grave, l'acne, quando si verifica in forma severa, può indurre cicatrici inestetiche e permanenti. Sia l'acne sia le cicatrici derivate possono influenzare in modo negativo la psiche.

Che cos'è l'acne?

L'acne si distingue principalmente in acne giovanile o adolescenziale e in acne tarda o tardiva, cioè post adolescenziale o dell'adulto.

L'acne giovanile, che compare al momento dello sviluppo sessuale, può guarire dopo questo periodo o perdurare nell'adulto.
L'acne tarda o tardiva compare nell'adulto anche senza aver sofferto di acne giovanile.
Dal punto di vista clinico, si parla di acne comedonica, cistica, conglobata ecc., a seconda che prevalgano comedoni, cisti ecc.

Quali sono le cause dell'acne?

La comparsa degli ormoni nel periodo dell'adolescenza causa l'aumento di volume delle ghiandole sebacee e l'inizio della produzione del sebo. Il sebo è una secrezione oleosa, che serve a proteggere la cute dalle infezioni. In alcuni soggetti maggiormente predisposti, il sebo svolge un'azione irritante e induce la formazione del comedone o punto nero.
Il comedone è come un tappo, che impedisce lo scorrimento del sebo dalla ghiandola alla superficie della cute. I grassi che compongono il sebo, ristagnando, si degradano e diventano irritanti. Si sviluppano in eccesso i batteri. Infine, può avvenire una distruzione del follicolo con la formazione della relativa cicatrice.
La causa più importante dell'insorgenza dell'acne è la familiarità, cioè una predisposizione specifica a sviluppare questo disturbo. Intervengono poi fattori esterni come l'igiene, l'inquinamento ambientale, i disordini di alimentazione e, soprattutto, lo stress. Lo stress può far peggiorare l'acne ed il peggioramento dell'acne può provocare stress: si crea così un circolo vizioso.
Al contrario di quanto si crede comunemente, alimenti molto grassi quali cioccolato, insaccati, formaggi, non creano l'acne. Tuttavia, un'alimentazione troppo calorica, soprattutto negli adolescenti, può far peggiorare un'acne già in atto, oltre a far aumentare il peso.
Un altro comportamento che si vede spesso ed è basato su un concetto sbagliato: il paziente con acne cerca di lavarsi con frequenza, spesso con molto sapone, nel tentativo di "asciugare" la cute seborroica e acneica; purtroppo, facendo questo aumenta la secrezione di sebo e l'irritazione, quindi peggiora l'acne. Quando si ha l'acne occorre lavarsi poco, non strofinare ed utilizzare poco sapone. Nei casi con molta infiammazione, poi, il sapone va sostituito con una crema da lavaggio.
Infine, lo schiacciamento dei punti neri o dei foruncoli provoca una diffusione dell'infiammazione, quindi aumenta la possibilità di formazione di cicatrici. Anche la pulizia del volto dall'estetista, che tenta di togliere i punti neri, è da evitare per gli stessi motivi.

Quali sono i sintomi dell'acne?

La comparsa di comedoni o punti neri, di foruncoli, di cisti e di noduli su viso, collo, petto e schiena. Normalmente, non si tratta di una patologia grave ma, nei casi più seri, per evitare la comparsa di cicatrici e segni permanenti, è bene rivolgersi ad uno specialista di dermatologia.

Diagnosi 

La diagnosi è di tipo clinico ed al dermatologo spetta individuare le concause e indagare sui comportamenti sbagliati, al fine poi di consigliare il trattamento più adatto alle esigenze del singolo paziente.

Trattamenti 

Un tempo si pensava che l'acne fosse una malattia causata di batteri presenti nel follicolo (teoria batterica), capaci di produrre acidi grassi dotati di attività infiammatoria. In realtà, studi più recenti hanno dimostrato che i batteri svolgono un ruolo secondario nell'acne e quindi il trattamento con antibiotici non è più indicato. Inoltre, gli antibiotici che si usavano per l'acne erano spesso poco tollerati dal fegato e reagivano con la luce del sole (fototossicità). La cura moderna dell'acne non prevede l'uso di antibiotici, nemmeno per applicazione locale.
Alle ragazze o alle donne che hanno l'acne viene spesso prescritta la pillola contraccettiva semplice, o con aggiunta di antiandrogeni. Questo comportamento terapeutico deriva dalla falsa premessa che l'acne sia causata da una disfunzione degli ormoni sessuali. In realtà, le adolescenti o le donne con acne non hanno affatto disfunzioni ormonali. L'impiego della pillola contraccettiva per la cura dell'acne, oltre a non produrre un significativo miglioramento, espone ai rischi dell'uso di estrogeni e antiandrogeni, fra i quali vi sono aumento di peso, comparsa di cellulite, ipertensione, alterazioni del fegato, pericolo di trombosi. Per questi motivi, non si dovrebbe usare la pillola anticoncezionale nella cura dell'acne femminile.
Viene definita come pillola anti-acne una pillola a base di acido retinoico, un derivato della Vitamina A, che agisce impedendo la formazione dei comedoni e delle cisti che sono alla base dello sviluppo dell'acne. L'acido retinoico è quindi un trattamento specifico ed efficace, che ha tuttavia molti effetti collaterali. Tra i più comuni: secchezza cutanea e degli occhi, mal di testa, aumento del colesterolo, calcificazioni e depressione psichica.
Inoltre, questo farmaco, in caso di gravidanza, può indurre gravi malformazioni fetali. Per questo, l'impiego di acido retinoico per via orale è circoscritto ad alcuni casi particolari. L'acido retinoico funziona anche se applicato direttamente sulla cute acneica, evitando così i problemi di tossicità del farmaco assunto per bocca. Tuttavia, data la sua potente attività, si applica, di solito, una sola volta alla settimana e va integrato con il micropeeling.

Il micropeeling consiste nel frizionare le zone interessate dall'acne con la lozione glicoalcolica composta da acido glicoloco e acido salicilico a bassa concentrazione. Questa lozione disinfetta e aumenta l'azione desquamante, liberando i follicoli dai comedoni e quindi, nel tempo, spegnendo l'acne. Poiché la tecnica del micropeeling non comporta l'uso di farmaci, il trattamento può essere fatto da tutti e protratto anche per anni, cioè fino a che l'acne non regredisce spontaneamente. In accoppata con il micropeeling, nei casi più seri, funziona bene la terapia fotodinamica, una moderna forma di trattamento mediante la luce, utile per ridurre l'infiammazione (nelle forme maggiormente infiammate) e permettere di continuare con il micro peeling.

Prevenzione

Se si è predisposti all'Acne occorre:

  • Evitare di applicare creme sul volto, comprese quelle solari.
  • Non utilizzare trucchi in crema come i fondotinta, ma trucchi minerali.
  • Struccarsi con creme da lavaggio e non con latte detergente
  • Evitare di schiacciare i punti neri ed evitare la pulizia del volto
  • Evitare le forti esposizioni al sole,e le lampade UV

Una volta che l'acne è scomparsa, è possibile continuare un trattamento micro peeling discontinuato per evitare che si formino nuovamente i foruncoli.

 

 

Visita dermatologica

La visita dermatologica è utile per diagnosticare e trattare le patologie cutanee, come l’acne, o per monitorarne l’eventuale evoluzione se già diagnosticata.

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Acne cistica https://jotodsjo.click/malattie/acne-cistica/ Thu, 10 Sep 2015 17:22:03 +0000 http://humanitas.local/malattie/acne-cistica/ L’acne è un disordine cronico-infiammatorio del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee (unità pilosebacee) ed è caratterizzata dalla presenza di comedoni (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammatori) e di pustole (brufoli col puntino bianco o giallo).Il comedone è un accumulo di squame che forma un tappo allo sbocco dei follicoli, le papule […]

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L’acne è un disordine cronico-infiammatorio del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee (unità pilosebacee) ed è caratterizzata dalla presenza di comedoni (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammatori) e di pustole (brufoli col puntino bianco o giallo).
Il comedone è un accumulo di squame che forma un tappo allo sbocco dei follicoli, le papule e le pustole si formano per la crescita eccessiva dei batteri della pelle all’interno dei follicoli.

Esistono diversi tipi di acne. Tra questi c’è l’acne nodulo-cistica e l’acne conglobata, quest’ultima la forma più severa di acne.

Che cos’è l’acne nodulo-cistica?

L’acne nodulo-cistica compare abitualmente durante la pubertà o tra i 20 e i 30 anni ed è caratterizzata dalla presenza di noduli e cisti di grandezza variabile – da pochi millimetri ad alcuni centimetri – su viso, collo, tronco e dorso; può colpire sia femmine sia maschi e può rappresentare un problema estetico di grande impatto sulla sfera psicologica di chi ne è interessato. Se non trattata, può portare alla formazione di pigmentazione post-infiammatoria (macchie scure persistenti) ed esiti cicatriziali.

Ancora più severa l’acne conglobata, che interessa più frequentemente giovani maschi e si caratterizza per la presenza di lesioni comedoniche, nodulo-cistiche tendenti alla fistolizzazione, ascessi multipli, con un quadro infiammatorio severo, che può provocare esiti cicatriziali destruenti.

Quali sono le cause dell’acne?

L’acne ha un’eziologia multifattoriale, in cui intervengono differenti processi, in particolare si ritiene che la forma nodulo-cistica sia legata a un’eccessiva attivazione delle ghiandole sebacee per stimolo neuroendocrino, che provoca dunque un aumento della produzione di sebo. I noduli si formano dall’accumulo di secrezioni in profondità. Le cisti sono grumi pieni di pus sotto la superficie della pelle, sono dolorose e possono causare cicatrici, soprattutto se non curate adeguatamente.

Importante l’assetto ormonale: nel periodo adolescenziale, infatti, prende avvio la stimolazione ormonale che provoca la crescita di volume delle ghiandole sebacee e la produzione di sebo.
In persone maggiormente predisposte, alla produzione eccessiva di sebo si associa anche l’aumento della presenza del batterio Cuticubacterium acnes, che provoca inizialmente lo sviluppo di comedoni, o punti bianchi chiusi, che facendo da tappo non consentono al sebo di scorrere dalla ghiandola alla superficie cutanea, con il conseguente aumento di infiammazione. I comedoni possono poi evolvere in noduli e cisti fino alla distruzione del follicolo pilifero e alla formazione di cicatrici.

Tra i fattori di rischio per lo sviluppo di acne cistica riconosciamo anche: 

  • stress
  • tabagismo
  • esposizione solare scorretta
  • inquinamento ambientale
  • disordini alimentari
  • inappropriato utilizzo di prodotti per la cura del corpo 
  • alcuni farmaci.

Quali sono i sintomi dell’acne cistica?

I sintomi di questo tipo di acne sono:

  • noduli sottocutanei
  • cisti profonde
  • infiammazione
  • dolore.

Come prevenire l’acne cistica?

Per chi soffre di questo tipo di acne sono raccomandabili alcuni comportamenti:

  • Detergere la pelle con prodotti specifici per questa condizione, evitando l’eccessivo lavaggio della sede.
  • Evitare l’uso di cosmetici “comedogenici” perché favoriscono l’acne e utilizzare i trucchi “oil free”.
  • Struccarsi sempre con detergente delicato prima di andare a dormire.
  • Evitare gli sfregamenti e di traumatizzare le lesioni, per ridurre il rischio di sovrainfezioni e di sviluppare cicatrici.
  • Durante il periodo estivo la pelle va protetta dall’esposizione solare con fotoprotettori specifici per il tipo di condizione cutanea.

Acne cistica: come si fa la diagnosi 

L’acne cistica viene diagnosticata tramite visita dermatologica. Durante la visita, a una prima fase di anamnesi segue l’esame obiettivo, che evidenzia la presenza di noduli e cisti.

Come trattare l’acne cistica 

Il farmaco più efficace è l’isotretinoina, un derivato della vitamina A, in grado di controllare l’acne cistica in quattro/sei mesi di trattamento nella maggior parte dei casi. Purtroppo questo farmaco, se assunto a lungo termine, produce differenti tipi di tossicità e pertanto va usato sotto stretto controllo dermatologico e solo in casi selezionati.

Quando non si vuole usare l’isotretinoina si impiegano farmaci antibiotici, oppure altre procedure mediche, quali il micropeeling e la terapia fotodinamica: questa metodica produce la guarigione dell’acne cistica in tempi più lunghi ma ha il vantaggio di ridurre la tossicità.

Nelle donne giovani, l’acne può associarsi a squilibri ormonali o ovaio policistico, pertanto, in questi casi, può migliorare con l’utilizzo di pillola anticoncezionale specifica con azione antiandrogena, da assumere esclusivamente previa valutazione ginecologica. 

In caso si sviluppino cicatrici può essere utile l’intervento con laser CO2 ablativo in modalità ablativa frazionata. Questo tipo di intervento, infatti, in presenza di un eccellente controllo dell’acne con la terapia medica, consente la naturale rigenerazione cutanea e la riduzione della profondità della cicatrice. Si tratta di un tipo di intervento che non può essere utilizzato in condizioni come la gravidanza e l’allattamento, se il paziente assume determinate terapie farmacologiche e sulla pelle abbronzata.

Un altro tipo di laser da acne, il DYE laser si utilizza in presenza di macchie o cicatrici molto vascolarizzate, poiché riesce a colpire l’emoglobina dei capillari dilatati che provoca la colorazione rossastra delle cicatrici. Con l’uso di questo laser si diminuisce l’infiammazione e la cicatrice migliora, oltre a naturalizzarne il colore.

Visita dermatologica

La visita dermatologica è utile per diagnosticare e trattare le patologie cutanee (dermatite, eczema, orticaria, eritema, acne, psoriasi, vitiligine, disturbi degli annessi cutanei) o per monitorare l’eventuale evoluzione di una patologia cutanea già diagnosticata.

 

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Acne giovanile https://jotodsjo.click/malattie/acne-giovanile/ https://jotodsjo.click/malattie/acne-giovanile/#respond Thu, 10 Sep 2015 17:30:30 +0000 http://humanitas.local/malattie/acne-giovanile/ L'acne è un disordine infiammatorio cronico del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee. Le fasi di evoluzione dell'acne sono tre e sono caratterizzate rispettivamente dalla presenza di comedoni (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammati) e di pustole (brufoli con il puntino bianco o giallo). Il comedone si sviluppa per ostruzione dello sbocco […]

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L'acne è un disordine infiammatorio cronico del follicolo pilifero e delle ghiandole sebacee.
Le fasi di evoluzione dell'acne sono tre e sono caratterizzate rispettivamente dalla presenza di comedoni (punti neri chiusi e aperti), di papule (elementi infiammati) e di pustole (brufoli con il puntino bianco o giallo). Il comedone si sviluppa per ostruzione dello sbocco dei follicoli o pori della pelle. Segue poi una fase infiammatoria con papule rosse che possono diventare brufoli con la punta bianca o gialla. Esistono diversi tipi di acne. Tra questi c'è l'acne polimorfa giovanile: viene definita "polimorfa" perché sulla pelle di chi ne è affetto sono presenti contemporaneamente comedoni, papule e pustole.

Che cos'è l'acne giovanile?

L'acne giovanile è uno dei tipi di acne più frequenti. Colpisce, in genere, tra i 12 e i 18 anni. Viene definita "polimorfa" perché sul viso del soggetto che ne soffre sono presenti contemporaneamente comedoni (punti neri e punti bianchi), papule (elementi infiammati) e pustole (brufoli con l'estremità superiore bianca o gialla).

Quali sono le cause dell'acne giovanile?

I soggetti affetti da acne giovanile presentano una maggiore sensibilità allo stimolo degli ormoni.
In generale tra le cause che possono dar vita all'acne si trovano: la familiarità (se uno dei genitori o entrambi hanno sofferto di acne); lo stress (l’acne può aggravarsi in caso di situazioni stressanti); l’uso di cosmetici coprenti. L’alimentazione non è invece in causa.

Quali sono i sintomi dell'acne giovanile?

I sintomi sono rappresentati dalla presenza di comedoni, papule e pustole.

Come si può prevenire l'acne giovanile?

Per chi soffre di acne sono raccomandabili alcuni comportamenti:

  • Detergere la pelle con prodotti non schiumogeni e non troppo di frequente.
  • Evitare l'uso di cosmetici in crema.
  • Evitare di applicare qualsiasi crema compresa la crema solare.
  • Ricordare di struccarsi completamente prima di andare a dormire per permettere alla pelle di respirare. 
  • Indossare un abbigliamento non troppo aderente che intrappoli il calore e l'umidità e favorisca lo sfregamento e l'irritazione della pelle.

Diagnosi 

La diagnosi viene effettuata tramite una visita del dermatologo che evidenzi il polimorfismo delle lesioni e la costante presenza di un'importante produzione di sebo.

Trattamenti 

Il trattamento di base consiste nel praticare il Micropeeling cioè utilizzare lozioni che aiutano la desquamazione cutanea eliminando papule e comedoni.
Nei casi molto infiammatori si utilizza la Terapia Fotodinamica che spegne l’infiammazione ed evita le cicatrici.
Nei casi di acne più severa si utilizza l’acido retinoico sia in lozione sia per via orale secondo le indicazioni del dermatologo. Questo derivato della vitamnia A promuove la guarigione dell’acne.

 

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Acromegalia https://jotodsjo.click/malattie/acromegalia/ Tue, 21 Nov 2023 14:52:40 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=disease&p=237570 L’acromegalia è una rara condizione medica causata da un’eccessiva produzione dell‘ormone della crescita, noto come GH (Growth Hormone), durante l’età adulta. Questo ormone viene secreto dalla ghiandola ipofisi e ha molteplici funzioni: agisce su ossa, cartilagini, muscoli e fegato, attraverso la somatomedina C o IGF1 (Insulin-like Growth Factor-1), suo principale mediatore periferico. Nello specifico, in […]

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L’acromegalia è una rara condizione medica causata da un’eccessiva produzione dell‘ormone della crescita, noto come GH (Growth Hormone), durante l’età adulta. Questo ormone viene secreto dalla ghiandola ipofisi e ha molteplici funzioni: agisce su ossa, cartilagini, muscoli e fegato, attraverso la somatomedina C o IGF1 (Insulin-like Growth Factor-1), suo principale mediatore periferico.

Nello specifico, in età pediatrica, il GH è fondamentale per l’accrescimento staturale, e una sua eccessiva produzione determina una condizione patologica nota come gigantismo. Mentre, in età adulta, dopo che la crescita in altezza si è completata, questo ormone agisce principalmente come regolatore del metabolismo di zuccheri, grassi e proteine.

L’acromegalia si manifesta tipicamente tra i 20 e i 50 anni di età ed è in genere causata da un adenoma ipofisario funzionante, ovvero da un tumore benigno dell’ipofisi capace di produrre ormoni.

Quali sono i segni e i sintomi dell’acromegalia?

L’acromegalia si manifesta con lente e progressive alterazioni fisiche. Tra i segni fisici più evidenti vi sono:

  • Aumento delle dimensioni delle mani e dei piedi (è frequente la necessità di aumentare il numero di scarpe o allargare gli anelli)
  • Modificazioni del volto, come l’ingrossamento del naso, allargamento degli zigomi, crescita della mandibola, aumento degli spazi tra i denti e ispessimento delle labbra.
  • Aumento del volume della lingua (macroglossia) e di altri organi interni, tra cui il cuore, il fegato e la milza.
  • Ispessimento dei tessuti molli e della pelle.
  • Ipertensione arteriosa.

Inoltre, i pazienti possono riferire diversi sintomi, tra cui:

  • Aumento della sudorazione (iperidrosi).
  • Affaticamento e cefalea.
  • Aumento del peso.
  • Sindrome del tunnel carpale.
  • Apnee ostruttive del sonno.
  • Compromissione delle funzioni sessuali e della fertilità.
  • Dolore alle articolazioni, voce rauca, visione offuscata o ridotta, e disturbi gastrointestinali.

La lenta insorgenza e la graduale progressione di tali segni e sintomi rendono questa patologia difficile da riconoscere sia per i pazienti che per i medici. Questo determina un significativo ritardo diagnostico, che può variare dai 4 ai 10 anni.

Quali sono le cause dell’acromegalia?

L’acromegalia è principalmente causata da un’eccessiva secrezione dell’ormone della crescita (GH). Questo aumento è spesso dovuto a un adenoma ipofisario funzionante, un tumore benigno dell’ipofisi che produce ormoni biologicamente attivi. Questi adenomi possono variare in dimensioni, classificandosi come microadenoma (meno di 10 millimetri di diametro) o macroadenoma (più di 10 millimetri di diametro). Mentre la maggior parte dei sintomi dell’acromegalia deriva dall’eccesso di GH, alcuni, come il mal di testa o i problemi visivi, sono direttamente correlabili alla pressione che l’adenoma esercita sui nervi circostanti. In rari casi, l’acromegalia può essere causata da tumori al di fuori dell’ipofisi, come quelli localizzati nei polmoni, nel pancreas o nel surrene, che inducono la produzione dell’ormone della crescita o stimolano l’ipofisi a farlo.

La maggior parte dei casi di acromegalia è sporadica, il che significa che non è ereditaria, ma in alcune situazioni, può essere associata a predisposizioni genetiche o sindromi ereditarie.

Acromegalia: come si fa la diagnosi?

Quando si sospetta un caso di acromegalia, l’iter diagnostico inizia con una serie di analisi del sangue. Queste analisi mirano a misurare i livelli di GH e di IGF1. Un’elevata concentrazione di IGF1 è spesso indicativa di acromegalia. In tal caso, si esegue un ulteriore test chiamato test da carico orale di glucosio. Nello specifico, viene somministrata una soluzione contenente 75 grammi di zucchero e vengono misurati i livelli di GH prima e dopo per valutarne la risposta. Nei pazienti con acromegalia, i livelli di GH rimangono elevati anche dopo il test.

Successivamente, per identificare la posizione e le dimensioni dell’adenoma, viene eseguita una risonanza magnetica (RM) con mezzo di contrasto per lo studio della regione ipofisaria. Nella maggior parte dei casi, circa il 75%, si tratta di macroadenomi ipofisari.

Come trattare l’acromegalia?

Il trattamento dell’acromegalia mira a normalizzare i livelli di GH e di IGF1, alleviare i sintomi e prevenire eventuali complicanze. La scelta della terapia dipende dalla dimensione e dalla localizzazione dell’adenoma, dai livelli di ormone della crescita, nonché dalla presenza di eventuali comorbidità. Le opzioni di trattamento includono:

Intervento chirurgico. La rimozione chirurgica dell’adenoma ipofisario GH-secernente è spesso il trattamento di prima linea quando fattibile. L’intervento si effettua per via transfenoidale, ovvero attraverso il naso e il seno sfenoidale, evitando incisioni esterne. Questo approccio minimamente invasivo riduce il rischio di complicanze e accelera il recupero. La chirurgia è spesso curativa, specialmente se l’adenoma è piccolo.

Terapia medica. Se non è possibile rimuovere l’intero tumore con un intervento chirurgico o se la chirurgia non è un’opzione, possono essere somministrati farmaci per inibire la secrezione di GH, normalizzando i livelli ormonali e controllando i sintomi. I farmaci disponibili sono:

  • Analoghi della somatostatina (octreotide o lanreotide). Questi farmaci riducono la secrezione dell’ormone della crescita e possono, in alcuni casi, ridurre le dimensioni dell’adenoma ipofisario.
  • Antagonisti recettoriali del GH (pegvisomant). Questi bloccano gli effetti dell’ormone della crescita sull’organismo ma non riducono la dimensione del tumore.
  • Agonisti della dopamina (cabergolina). Questi farmaci riducono la secrezione dell’ormone della crescita, sebbene siano generalmente meno efficaci rispetto agli analoghi della somatostatina.

Radioterapia: Questo trattamento può essere utilizzato quando la chirurgia e i farmaci non riescono a ridurre i livelli dell’ormone della crescita o a ridurre le dimensioni dell’adenoma. Vi sono due principali tecniche di radioterapia:

  • Radioterapia convenzionale: meno utilizzata a causa dei possibili effetti collaterali.
  • Radioterapia stereotassica: questo metodo utilizza radiazioni ad alta dose focalizzate molto precisamente sull’adenoma, riducendo il rischio di danni ai tessuti circostanti.

Una gestione multidisciplinare, che coinvolga endocrinologi, neurochirurghi, radioterapisti e altri specialisti, è spesso essenziale per garantire un trattamento completo e personalizzato. La tempestività nella diagnosi e nell’inizio del trattamento è fondamentale per migliorare la qualità di vita e ridurre il rischio di complicanze a lungo termine.

Visita endocrinologica

La visita endocrinologica permette di valutare o monitorare disturbi e malattie associate alle ghiandole endocrine, gli organi che producono gli ormoni.

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Acufene https://jotodsjo.click/malattie/acufene/ Tue, 25 Aug 2020 07:53:04 +0000 http://humanitas.local/malattie/acufene/ Cos’è l’acufene? L’acufene, noto anche come “tinnito“, è un disturbo a carico dell’orecchio che si manifesta con una percezione sonora per lo più a tonalità acuta (simile a un fischio, a un ronzio o a uno scampanellio) seppur in assenza di rumori esterni. Le cause all’origine di questo disturbo possono riguardare direttamente l’orecchio (otogene), oppure […]

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Cos’è l’acufene?

L’acufene, noto anche come “tinnito“, è un disturbo a carico dell’orecchio che si manifesta con una percezione sonora per lo più a tonalità acuta (simile a un fischio, a un ronzio o a uno scampanellio) seppur in assenza di rumori esterni. Le cause all’origine di questo disturbo possono riguardare direttamente l’orecchio (otogene), oppure possono dipendere da fattori esterni all’orecchio.

Quali sono le cause dell’acufene?

Tra le varie cause si possono includere:

  • Patologie dell’orecchio (cerume, otiti, corpi estranei, ipoacusia, al neurinoma acustico-vestibolare
  • Malattia di Ménière
  • Esposizione a suoni di elevato volume
  • Stress emotivo
  • Alcuni farmaci (acufene ototossico)
  • Problemi dell’articolazione temporomandibolare
  • Contratture muscolari
  • Problemi cardiovascolari
  • Conflitto neurovascolare
  • Danni neurologici (ad esempio dovuti a sclerosi multipla)

Quali sono i sintomi?

L’acufene è solitamente un fenomeno soggettivo, cioè avvertito solo dall’interessato. In altri casi si può definire oggettivo, quando sia udibile da altre persone oltre a colui che ne soffre.

La condizione è spesso valutata clinicamente su una semplice scala da “lieve” a “catastrofico” in base agli effetti che esso comporta, come ad esempio l’interferenza con il sonno e con le normali attività quotidiane.

Diagnosi

Occorre sicuramente una buona anamnesi e una visita otorinolaringoiatrica comprensiva di esame audiometrico per capire le possibili cause ed escludere un problema otologico. In seguito, si potranno eseguire ulteriori accertamenti mirati a verificare la presenza di altre patologie.

Trattamenti

Generalmente il tinnito viene trattato tramite la risoluzione della patologia medica che ne è all’origine e che lo ha scatenato. Spesso la causa alla base dell’acufene rimane sconosciuta (acufene idiopatico). In questi ultimi casi il trattamento si basa sulla tecnica che mira a spegnere l’informazione sonora a livello cerebrale (habituation) a volte utilizzando apparecchi produttori di “rumori bianchi” capaci di mascherare il messaggio sonoro al cervello.

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Adenoma paratiroideo https://jotodsjo.click/malattie/adenoma-paratiroideo/ https://jotodsjo.click/malattie/adenoma-paratiroideo/#respond Wed, 03 Jun 2020 08:24:37 +0000 http://humanitas.local/malattie/adenoma-paratiroideo/ Cosa sono le paratiroidi e a che cosa servono? Le ghiandole paratiroidi sono piccole strutture di forma ovale che si trovano vicino alla tiroide. L'85% dei pazienti ha 4 ghiandole, con 2 superiori e 2 inferiori. Le ghiandole paratiroidi mantengono livelli adeguati di calcio e fosforo nel corpo, disattivando o attivando la secrezione dell'ormone paratiroideo […]

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Cosa sono le paratiroidi e a che cosa servono?

Le ghiandole paratiroidi sono piccole strutture di forma ovale che si trovano vicino alla tiroide. L'85% dei pazienti ha 4 ghiandole, con 2 superiori e 2 inferiori. Le ghiandole paratiroidi mantengono livelli adeguati di calcio e fosforo nel corpo, disattivando o attivando la secrezione dell'ormone paratiroideo (PTH). Questo ormone serve all'organismo per regolare i livelli di calcio nei tessuti e nel sangue. Il calcio è fondamentale per il controllo di numerose funzioni, tra le quali lattività muscolare, la trasmissione degli impulsi nervosi e il mantenimento della qualità dellosso. Quando una o più paratiroidi producono in modo incontrollato PTH ne consegue un aumento dei livelli di calcio nel sangue (ipercalcemia).

Che cos’è l’adenoma paratiroideo?

Ladenoma è un tumore benigno della paratiroide. Consiste nellaumento volumetrico di una paratiroide, anche se non sono infrequenti casi bilaterali. Ladenoma è dovuto a una proliferazione neoplastica che determina quindi una sindrome da iperparatiroidismo primario con conseguente aumento di PTH. I microadenomi sono tumori che pesano meno di 0,1 g, mentre un adenoma gigante supera i 2 g.

Nel 75% dei casi è coinvolta una delle paratiroidi inferiori; nel 15% dei casi è coinvolta una delle paratiroidi superiori e nel 10% dei casi circa vi è coinvolgimento di paratiroidi con localizzazione anomala”, per esempio intratiroidea o intramediastinica.

Gli adenomi sono più comuni nei pazienti dai 50 ai 70 anni; le donne sono colpite 3 volte più spesso degli uomini.

Quali sono le cause dell'adenoma paratiroideo?

L'eziologia (ovvero la causa scatenante) di un adenoma paratiroideo rimane sconosciuta per la maggior parte dei pazienti. Alcuni dati suggeriscono che una pregressa radioterapia predisponga un paziente alla malattia paratiroidea. La carenza di calcio a lungo termine può anche provocare una malattia paratiroidea a causa della stimolazione cronica del PTH.

Quali sono i sintomi dell'adenoma paratiroideo?

L’ormone paratiroideo svolge un ruolo vitale nel metabolismo del calcio e del fosforo agendo nei reni, nell'intestino e nelle ossa.

Molti pazienti con adenoma paratiroideo sono asintomatici, con ipercalcemia scoperta per caso durante un normale controllo ematico.

I sintomi possono essere così lievi e aspecifici da non sembrare correlati alla funzione paratiroidea.

La gamma di segni e sintomi include:

  • osteoporosi
  • calcoli renali
  • minzione eccessiva
  • dolore addominale
  • facilità alla stanchezza o debolezza
  • depressione o dimenticanza
  • dolore osseo e articolare
  • nausea
  • vomito o perdita di appetito
  • malattia cardiovascolare.

Sebbene l'esatto legame causa-effetto non sia chiaro, alti livelli di calcio sono associati a condizioni cardiovascolari, come l'ipertensione e alcuni tipi di malattie cardiache.

Aumenti più estremi del calcio possono causare complicazioni come aritmie cardiache, coma e morte.

Quando occorre rivolgersi al medico?

È bene consultare il medico in presenza di segni o sintomi di iperparatiroidismo. L’ipercalcemia e l’ipofosforemia sono osservate nella normale routine degli esami ematochimici, segno iniziale più comune di iperparatiroidismo. Il livello di PTH, successivamente misurato, solitamente è elevato. La raccolta delle urine delle 24 ore mostra ipercalciuria e iperfostaturia.

Diagnosi

  • Ecografia collo: Le paratiroidi normali sono generalmente troppo piccole per essere rilevate agli ultrasuoni. La visualizzazione di questa ghiandola dovrebbe sollevare sospetti per un processo patologico. L'ecografia da sola ha una sensibilità che va dal 60% all'80%.
  • Scintigrafia 99mTc-Sestamibi: è una scansione tridimensionale che migliora la visualizzazione delle ghiandole paratiroidi. Ha una sensibilità dal 91% al 98% per l'identificazione degli adenomi paratiroidei.
  • TAC e Risonanza magnetica collo: possono avere un ruolo più benefico nella localizzazione delle ghiandole ectopiche dopo paratiroidectomia fallita.

 

Trattamenti

Il trattamento di scelta è quello chirurgico ed è eseguito dall’otorinolaringoiatra, che si occupa di chirurgia del distretto testa-collo. Viene proposto in presenza di livelli particolarmente elevati di calcio o in tutti quei pazienti in cui la malattia abbia determinato osteoporosi o la comparsa di calcoli renali.

L’intervento si chiama paratiroidectomia minimamente invasiva e consiste nell’asportare l’adenoma mediante una piccola incisione alla base del collo. Durante l’intervento è possibile avere una conferma della riuscita dell’operazione in quanto il PTH ha breve emivita, ovvero se viene asportata con successo la paratiroide che funziona troppo, il valore del PTH diminuisce di almeno il 50% dopo circa 10 minuti.

Nel caso il paziente non sia candidabile allintervento è possibile utilizzare:

  • Farmaci calciomimetici, che simulando la presenza di calcio nel sangue, riducono l'iperattività delle paratiroidi.
  • Bifosfonati, che aiutano a prevenire la perdita di calcio nelle ossa e riducono la calcemia.

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Afte https://jotodsjo.click/malattie/afte/ Mon, 14 Sep 2015 14:51:40 +0000 http://humanitas.local/malattie/afte/ Le afte sono piccole lesioni della cute. Quando si formano all'interno della bocca, sui tessuti molli della mucosa orale (palato, guance, lingua) o alla base delle gengive, prendono il nome di afte orali (o stomatite aftosa o ulcera aftosa). Alla vista sono simili a piccole abrasioni di pochi millimetri, rotondeggianti o ovali di colore bancastro […]

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Le afte sono piccole lesioni della cute. Quando si formano all'interno della bocca, sui tessuti molli della mucosa orale (palato, guance, lingua) o alla base delle gengive, prendono il nome di afte orali (o stomatite aftosa o ulcera aftosa). Alla vista sono simili a piccole abrasioni di pochi millimetri, rotondeggianti o ovali di colore bancastro e circondati da un alone rosso. Si manifestano singolarmente o a gruppi. Possono essere molto dolorose, impedendo di mangiare o parlare, ma normalmente guariscono nel giro di una o due settimane. In alcuni soggetti tendono a ricomparire con una certa frequenza (stomatite aftosa recidivante) creando notevole disagio. Le afte non sono contagiose.

Che cosa sono le afte?

Le afte sono un tipo di ulcerazione molto comune, la più frequente tra le affezioni della mucosa orale. Colpiscono il 10% della popolazione, specialmente in età pediatrica e con una maggiore prevalenza nelle donne. Consistono in una rottura della mucosa orale, che spesso è preceduta qualche giorno prima da una sensazione di lieve fastidio, di dolore o bruciore. Le afte (anche definite stomatiti aftose o ulcere aftose) possono colpire altre zone del corpo oltre il cavo orale, come le mucose e semimucose genitali maschili e femminili, vale a dire prepuzio e glande, piccole e grandi labbra. A differenza delle vesciche causate dall'Herpes Simplex sulle labbra non sono contagiose.
Tipicamente, nella prima fase, si ricoprono di una patina biancastra, composta da strati di una proteina, la fibrina, coinvolta nella coagulazione del sangue.

Quali sono le cause delle afte?

L'origine e il meccanismo che porta alla comparsa delle afte non è del tutto noto. Potrebbero esserci più fattori alla base dell'affezione. L'ipotesi prevalente è che le afte si formino in concomitanza con episodi di stress psicofisico esattamente come succede per l’Herpes Simplex o febbre delle labbra.

Si riconoscono molti fattori scatenanti quali:

  • Contatto con oggetti sporchi e con animali domestici.
  • Piccoli traumi della bocca, come mordersi la guancia accidentalmente, uso energico dello spazzolino, cibi acidi o piccanti.
  • Squilibri ormonali.
  • Mestruazioni.
  • Dieta povera di vitamina B12, zinco, acido folico (folati) e ferro.
  • Infezione da Helicobacterpylory.
  • Malattie infiammatorie croniche intestinali (ad esempio celiachia, morbo di Crohn, colite ulcerosa).
  • Sindromi di immunodeficienza e farmaci immunosoppressori.

Quali sono i sintomi delle afte?

Quando si soffre di afte alla bocca si avverte:

Come prevenire le afte?

La prevenzione delle afte si ottiene con un'igiene orale costante, usando spazzolino a setole morbide e dentifricio dopo ogni pasto.
È utile evitare cibi acidi o piccanti, tra i quali noci, patatine, alcune spezie, ananas, pompelmo e arance; mangiare molta frutta, verdura e cereali integrali, bere abbondantemente.
Se si hanno protesi o apparecchi, è necessario curarne l'igiene e informare il dentista di eventuali fastidi o lesioni.
È opportuno cercare di ridurre lo stress.

Diagnosi 

Per la diagnosi è spesso sufficiente una visita medica. Non sono generalmente necessari altri esami diagnostici.

Trattamenti 

Spesso le afte, in particolare quelle orali, guariscono spontaneamente nel giro di una o due settimane. Quando ciò non accade e quando la manifestazione è particolarmente dolorosa, si può intervenire con:

  • Collutori che formino un film protettivo sopra le afte che previene il contatto con i cibi;
  • Toccature con Acido Retinoico che promuove una guarigione in meno giorni;
  • Toccature con Gel Astringente a base di Cloruro d’Alluminio che stimola la mucosa a riepitelizzare.

 

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AIDS e Virus HIV https://jotodsjo.click/malattie/aids-e-virus-hiv/ https://jotodsjo.click/malattie/aids-e-virus-hiv/#respond Fri, 11 Sep 2015 16:24:37 +0000 http://humanitas.local/malattie/aids-e-virus-hiv/ L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia infettiva causata dal virus HIV (virus dell'immunodeficienza umana). L'azione principale del virus è quella di ridurre le difese immunitarie dell'organismo. Il virus infatti distrugge le cellule CD4 che svolgono un'importante azione di difesa contro altre infezioni. Non esistono cure o vaccini per l’eradicazione dell’infezione. Le terapie attualmente a […]

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L'AIDS (sindrome da immunodeficienza acquisita) è una malattia infettiva causata dal virus HIV (virus dell'immunodeficienza umana). L'azione principale del virus è quella di ridurre le difese immunitarie dell'organismo. Il virus infatti distrugge le cellule CD4 che svolgono un'importante azione di difesa contro altre infezioni.
Non esistono cure o vaccini per l’eradicazione dell’infezione. Le terapie attualmente a disposizione per il trattamento dell'infezione da HIV (terapia antiretrovirale) consistono in associazioni di farmaci che bloccando la replicazione del virus rallentano la distruzione del sistema immunitario e quindi la progressione della malattia.
L’esecuzione del test HIV, che viene svolto per legge in maniera anonima e rapida, rappresenta l'unico strumento a disposizione per la diagnosi precoce.

Che cos'è l'AIDS?

L'HIV si trasmette in qualsiasi stadio della malattia tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con sangue, trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno. Il virus dell'HIV ha una elevata capacità di replicazione, soprattutto nelle prime fasi dell'infezione. Per replicarsi sfrutta i globuli bianchi, distruggendoli e lasciando l'organismo privo di queste cellule. Dall'infezione alla malattia cosiddetta “conclamata”, l’AIDS, caratterizzata da una grave vulnerabilità del sistema immunitario, possono trascorrere anche molti anni.

Quali sono le cause dell'AIDS?

L'HIV si trasmette in qualsiasi stadio della malattia tramite rapporti sessuali non protetti, contatto con sangue, trasmissione verticale tra madre e bambino durante la gravidanza, il parto e l'allattamento al seno.

Quali sono i sintomi dell'AIDS?

La manifestazione del virus è generalmente caratterizzata da due fasi distinte. Nella prima fase, dopo alcune settimane dall'infezione, i pazienti posso lamentare i sintomi di una sindrome simil-influenzale caratterizzata da febbre, gonfiore delle ghiandole linfatiche, dolore articolare e muscolare, manifestazioni cutanee, sudorazioni notturneLa progressione dell'infezione può variare da persona a persona. In alcuni casi può restare senza sintomi (latenza clinica) per molti anni.

Quando non controllata precocemente con la terapia antiretrovirale, l'infezione progredisce ad AIDS; in questa fase si possono manifestare infezioni causate patogeni “opportunisti” già presenti nell'organismo che portano a malattie la cui progressione può essere potenzialmente mortale.

Come prevenire l'AIDS?

L'unica prevenzione dall'infezione è evitare comportamenti che possono esporre al rischio di contagio. Nei rapporti sessuali è necessario l'utilizzo del profilattico.

Diagnosi 

La diagnosi di infezione da HIV può essere formulata a seguito di un test del sangue (test ELISA) in grado di rilevare la presenza di anticorpi specifici del virus. Un test ELISA positivo deve essere sempre confermato da un ulteriore test (test Western Blot).
Nei primi mesi dopo un possibile esposizione il virus può essere ancora non rilevabile al test; questo è il cosiddetto “periodo finestra”, durante il quale si è già contagiati e contagiosi, ma non è ancora avvenuta la sieroconversione.
Esistono oggi test precoci per determinare la positività all'infezione da HIV (test dell'antigene p24, test combinati). Il test è di semplice esecuzione, consiste in un prelievo del sangue; per legge viene condotto in completo anonimato.

Trattamenti 

Attualmente non esistono cure per l’eradicazione dell'infezione da HIV.
Il trattamento dell'infezione da HIV consiste in un controllo del virus attraverso una combinazione di farmaci che blocca la replicazione del virus, riducendo carica virale e conseguentemente la distruzione del sistema immunitario.

 

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Allergia https://jotodsjo.click/malattie/allergia/ https://jotodsjo.click/malattie/allergia/#respond Mon, 15 Oct 2018 13:29:41 +0000 http://humanitas.local/malattie/allergia/ L'allergia è una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario al contatto con una sostanza esterna considerata dannosa (allergene). Ne sono un esempio i pollini o il pelo di alcuni animali. Che cos'è l'allergia? L'allergia indica una condizione con cui il sistema immunitario di un soggetto reagisce in maniera anomala producendo anticorpi nei confronti di […]

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L'allergia è una risposta eccessiva da parte del sistema immunitario al contatto con una sostanza esterna considerata dannosa (allergene). Ne sono un esempio i pollini o il pelo di alcuni animali.

Che cos'è l'allergia?

L'allergia indica una condizione con cui il sistema immunitario di un soggetto reagisce in maniera anomala producendo anticorpi nei confronti di alcune sostanze, considerate dannose, che per la maggior parte delle persone risultano innocue. I tessuti e gli organi coinvolti nelle reazioni allergiche sono le vie aeree inferiori, la pelle, le mucose nasali, gli occhi. I sintomi sono dovuti al rilascio, da parte dell'organismo, di mediatori chimici (es. istamina) in risposta alla reazione immunitaria scatenata dall'incontro degli allergeni con gli anticorpi. La gravità delle allergie varia da persona a persona e può andare da una lieve irritazione all'anafilassi (reazione allergica grave potenzialmente pericolosa per la vita).

Quali sono le cause dell'allergia?

Il disturbo è dovuto a una eccessiva risposta anticorpale scatenata dal sistema immunitario verso allergeni che per la maggior parte delle persone risultano innocui. Tra i fattori scatenanti maggiormente responsabili delle reazioni allergiche troviamo: allergeni presenti nell'aria (pollini, peli di animali, acari della polvere e muffe); alcuni alimenti (uova, latte, pesce, crostacei, arachidi, noci, grano, soia); punture di insetti come api o vespe; farmaci; sostanze che, a contatto con la pelle, la irritano (come lattice e nichel).

Quali sono i sintomi dell'allergia?

I sintomi dell'allergia possono coinvolgere le basse vie aeree (con problematiche a carico del respiro, che può diventare affannato), gli occhi (possono diventare rossi, prudere e lacrimare), il naso (può chiudersi come se si avesse un raffreddore e dare vita a uno scolo liquido) e la pelle (con diverse manifestazioni che possono andare dall'arrossamento alla desquamazione). Si possono avere reazioni anche a carico della bocca, con gonfiore di labbra o lingua, del viso e della gola.

Come prevenire l'allergia?

Per prevenire le manifestazioni allergiche è consigliabile, se possibile, evitare di entrare in contatto con le sostanze che scatenano l'allergia.

Diagnosi 

Diversi sono i test che a cui ci si può sottoporre per capire se si soffre di allergia.

  • Prick test: la cute viene perforata da un ago per consentire la penetrazione dell'allergene; se dopo 20 minuti intorno al punto dell'iniezione si genera un ponfo rosso e caldo significa che il soggetto è sensibile.
  • Test di provocazione: consiste nell'applicazione diretta dell'allergene a livello oculare, nasale e bronchiale e nella valutazione della risposta dell'organismo all'allergene stesso.
  • Patch test: consiste nell'applicazione sulla pelle di cerotti contenenti estratti allergizzanti.
  • Rast test o test di radio-allergo-assorbimento: consiste nella ricerca nel sangue di specifici anticorpi (le IgE, o immunoglobuline E).
  • Prick by prick, utilizzato nel caso delle allergie alimentari, si basa sull'impiego diretto dell'alimento ritenuto allergizzante.

Trattamenti 

Per le allergie non esistono trattamenti definitivi.
La prevenzione è la prima arma: evitare gli allergeni è il modo migliore per non avere reazioni allergiche.
Farmaci per ridurre i sintomi: sono da assumere per via orale oppure sotto forma di spray nasali o colliri. I più diffusi sono i corticosteroidi, gli antistaminici, i decongestionanti, gli antileucotrienici e i medicinali a base di sodio cromoglicato.
Immunoterapia: somministrazione al soggetto allergico di dosi crescenti di allergene fino a raggiungere la desensibilizzazione del soggetto dall'allergene stesso.

Allergia al nichel

L'allergia al nichel è una delle cause principali della dermatite allergica da contatto. Spesso è associata all'uso di orecchini, piercing, orologi e altri oggetti metallici, ma può essere scatenata anche dal contatto con oggetti comuni (come chiavi, monete, maniglie) dato che questo metallo è molto diffuso nell'ambiente. Per saperne di più, clicca qui.

 

Allergia all'uovo

L'allergia all'uovo è una delle allergie alimentari più diffuse tra i bambini. Sebbene in alcuni casi possa perdurare anche in età adulta, questo tipo di allergia la maggior parte delle volte si manifesta durante la prima infanzia, per poi risolversi prima dell'arrivo dell'adolescenza. Per saperne di più, clicca qui. 

 

Allergia al sole o fotoallergia

L'allergia al sole o fotoallergia è una reazione del sistema immunitario alla luce del sole. Questo disturbo si manifesta la maggior parte delle volte con eruzioni cutanee eprurito. Ci sono diverse tipologie di allergie al sole: la forma più comune è la dermatite polimorfa solare. Per saperne di più, clicca qui. 

 

Allergia alle graminacee

L'allergia alle graminacee è una delle forme allergiche più diffuse. Si stima che il 10-15% della popolazione ne soffra ed è molto comune nei bambini. L'allergia è scatenata dalla dispersione nell'ambiente dei pollini durante il periodo di fioritura, tra marzo e settembre. Le specie responsabili sono molte: le più comuni sono frumento, orzo, avena, segale, mais e riso. Per saperne di più, clicca qui. 

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Allergia agli acari https://jotodsjo.click/malattie/allergia-agli-acari/ Wed, 22 Jun 2022 12:37:25 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=disease&p=105949 Che cos’è l’allergia agli acari? L’allergia agli acari è provocata dall’esposizione a questi minuscoli animali della classe degli aracnidi, che non è possibile vedere a occhio nudo e che si annidano nella polvere. La loro riproduzione è maggiore negli ambienti chiusi, in cui la polvere tende ad accumularsi e in particolar modo in stanze con […]

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Che cos’è lallergia agli acari?

L’allergia agli acari è provocata dall’esposizione a questi minuscoli animali della classe degli aracnidi, che non è possibile vedere a occhio nudo e che si annidano nella polvere. La loro riproduzione è maggiore negli ambienti chiusi, in cui la polvere tende ad accumularsi e in particolar modo in stanze con librerie e scaffalature, nei tappeti, nei divani e nel materasso del letto.

Quali sono le cause dellallergia agli acari?

L’allergia agli acari è provocata da una reazione errata del sistema immunitario che “scambia” come pericolose sostanze che in realtà non lo sono.

Quali sono i sintomi dellallergia agli acari?

I sintomi provocati dall’allergia agli acari della polvere possono essere quelli tipici di un’oculorinite, con starnuti, naso che cola, tosse, prurito a naso e gola, congiuntivite. Possono svilupparsi anche episodi asmatici, con difficoltà respiratorie e oppressione toracica. I sintomi possono manifestarsi in qualsiasi periodo dell’anno, a differenza dell’allergia ai pollini e compaiono soprattutto quando il soggetto allergico si trova in ambienti chiusi.

Diagnosi

L’allergia agli acari si diagnostica principalmente tramite tre esami: il prick test, il dosaggio delle IgE specifiche e la diagnostica molecolare allergologica. Il prick test, che viene svolto contestualmente alla visita allergologica ed è un esame molto semplice e rapido, prevede che sulla pelle del paziente vengano posate delle gocce di estratti contenenti gli allergeni da testare. Nel punto corrispondente al liquido verrà effettuata una lieve puntura, più simile a una “pizzicata”, con un apposito strumento monouso. Se la pelle del paziente si arrossa o gonfia, assumendo un aspetto simile a quello provocato dalle punture di zanzara, è possibile che l’allergia venga confermata. La ricerca di IgE specifiche può essere utile per convalidare il risultato del prick test, avviene invece tramite gli esami del sangue e il referto viene dato secondo i tempi del laboratorio d’analisi. Infine la diagnostica molecolare allergologica permette di conoscere quali singole proteine allergeniche sono coinvolte e aumentare ulteriormente la precisione con cui l’allergologo potrà scegliere la terapia specifica. 

Trattamenti

Il trattamento per le allergie agli acari della polvere ha tre componenti fondamentali: le procedure di profilassi ambientale, la terapia farmacologica e l’immunoterapia allergene specifica. La profilassi ambientale prevede norme igieniche come l’utilizzo di fodere antiacaro per materassi e cuscini e di specifici filtri per l’aspirapolvere ed è volta a ridurre il più possibile l’esposizione alla fonte allergenica. La terapia farmacologica prevede l’utilizzo di farmaci antistaminici e corticosteroidi, eventualmente associati a broncodilatatori, mentre l’immunoterapia allergene specifica, la cosiddetta “vaccinazione” contro le allergie, va proseguita per circa tre anni per avere effetto. Il sistema immunitario, infatti, viene allenato a riconoscere l’allergene attraverso un’assunzione controllata per via sublinguale di dosi note dello stesso.

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Allergia ai farmaci https://jotodsjo.click/malattie/allergia-ai-farmaci/ Fri, 02 Dec 2022 10:49:38 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=disease&p=156955 Che cos’è l’allergia ai farmaci? L’allergia ai farmaci è un disturbo sviluppato in particolar modo da pazienti in età adulta, che nel corso della vita si sono sensibilizzati ad alcuni farmaci utilizzati. L’allergia ai farmaci interessa in particolar modo individui predisposti geneticamente, i cui meccanismi immunologici, dunque, interagiscono con l’assunzione del farmaco. Quali sono le […]

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Che cos’è l’allergia ai farmaci?

L’allergia ai farmaci è un disturbo sviluppato in particolar modo da pazienti in età adulta, che nel corso della vita si sono sensibilizzati ad alcuni farmaci utilizzati. L’allergia ai farmaci interessa in particolar modo individui predisposti geneticamente, i cui meccanismi immunologici, dunque, interagiscono con l’assunzione del farmaco.

Quali sono le cause dell’allergia ai farmaci?

L’allergia ai farmaci è provocata dalla sensibilizzazione a uno o più farmaci utilizzati dal paziente nel corso degli anni che, in soggetti con predisposizione genetica, scatena dei meccanismi immunologici che provocano una risposta abnorme del sistema immunitario.

Le allergie più comuni sono quelle agli antibiotici a base di penicillina e ai farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), ma anche agli anestetici e ai mezzi di contrasto utilizzati nei test diagnostici. Abitualmente, inoltre, i soggetti che presentano questo tipo di allergie sono sensibilizzati a una singola categoria di farmaci, mentre sono meno comuni le allergie a più farmaci in contemporanea. E’ possibile, infatti, che alcune reazioni allergiche a farmaci siano provocate dagli eccipienti, le sostanze inattive che compongono il medicinale e si associano ad altre allergie già in atto. Nonostante questo aspetto, i pazienti che hanno già sviluppato altre allergie, come quelle alimentari o ai pollini, non hanno più possibilità di sviluppare anche allergie ai farmaci rispetto ad altri pazienti. 

Quali sono i sintomi dell’allergia ai farmaci?

L’allergia ai farmaci si manifesta abitualmente con sintomi cutanei o sistemici. I sintomi cutanei più comuni sono: 

I sintomi sistemici invece coinvolgono l’apparato cardiovascolare e quello respiratorio e comprendono:

  • mancanza di fiato;
  • shock anafilattico, nei casi più gravi.

La maggior parte delle volte i sintomi insorgono in poche decine di minuti dopo lassunzione del farmaco. Più rare, invece, le reazioni tardive, che si manifestano anche giorni dopo la prima assunzione e tendenzialmente comprendono sintomi cutanei differenti e coinvolgono altri organi, come il fegato. 

Come prevenire l’allergia ai farmaci?

Un’allergia a un farmaco non può essere individuata precocemente, ma solo al momento della sua prima manifestazione.

Allergia ai farmaci: come si fa la diagnosi

L’allergia ai farmaci viene diagnosticata dallo specialista allergologo durante una visita in cui vengono valutate le relazioni tra i sintomi e i farmaci in assunzione. Se lo ritiene opportuno, lo specialista effettuerà dei test allergometrici specifici per i farmaci sospetti. Per le penicilline sono test allergometrici cutanei, mentre per la maggior parte degli altri farmaci si effettuano test più complessi di provocazione orale. Si tratta di test che prevedono l’assunzione controllata del farmaco per via orale, aumentando via via il dosaggio a intervalli regolari in modo tale che sia possibile valutare la reazione allergica e bloccarla sul nascere. Il test di provocazione orale dura tre ore circa, a cui si aggiungono altre due ore di osservazione. Tutti i test, sia cutanei che di provocazione orale, vengono effettuati in day hospital.

Come trattare l’allergia ai farmaci

Una volta diagnosticata l’allergia, lo specialista indicherà al paziente tutti i farmaci di cui deve evitare lassunzione e quelli che, invece, è opportuno utilizzare in alternativa.

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Allergia al lattice https://jotodsjo.click/malattie/allergia-al-lattice/ Thu, 19 Sep 2024 09:03:32 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=disease&p=248353 Che cos’è l’allergia al lattice? L’allergia al lattice è una reazione di tipo immunitario provocata dall’esposizione a prodotti in lattice di gomma naturale. Il lattice è una sostanza naturale che viene estratta dall’albero della gomma (Hevea brasiliensis) e utilizzata per produrre articoli di utilizzo comune, tra cui dispositivi medici, guanti, palloncini, elastici e preservativi.La sintomatologia […]

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Che cos’è l’allergia al lattice?

L’allergia al lattice è una reazione di tipo immunitario provocata dall’esposizione a prodotti in lattice di gomma naturale. Il lattice è una sostanza naturale che viene estratta dall’albero della gomma (Hevea brasiliensis) e utilizzata per produrre articoli di utilizzo comune, tra cui dispositivi medici, guanti, palloncini, elastici e preservativi.
La sintomatologia può variare da irritazioni cutanee lievi a severe reazioni anafilattiche rischiose per la vita. Le diagnosi di allergia al lattice sono aumentate nel corso degli ultimi anni e le misure preventive sono ormai molto diffuse.

Quali sono le cause dell’allergia al lattice?

L’allergia al lattice è può essere provocata da:

  • contatto diretto di cute e mucose con un prodotto contenente lattice
  • inalazione delle particelle di lattice sospese in aria
  • via parenterale: iniezioni, interventi chirurgici, esecuzione di tatuaggi o piercing.

Tra le categorie maggiormente sensibilizzate al lattice figurano i lavoratori che utilizzano quotidianamente a scopo professionale questo materiale, per esempio gli operatori sanitari e i lavoratori dell’industria della gomma.

Anche chi ha dovuto sottoporsi a molteplici interventi chirurgici, in particolare durante l’infanzia (ma non solo) è a maggior rischio di sensibilizzazione.

Da evidenziare anche la cosiddetta “sindrome lattice-frutta”, una cross-reattività che in alcuni individui allergici al lattice comporta l’insorgenza di sintomi allergici dopo aver assunto alimenti come castagne, banane, avocado, kiwi, mango e papaya. Si tratta di una cross-reattività che si sviluppa quando il sistema immunitario identifica, in sostanze differenti, le proteine o le loro componenti come biologicamente correlate o strutturalmente simili e attiva di conseguenza una risposta immunitaria.

Quali sono i sintomi dell’allergia al lattice?

I sintomi dell’allergia al lattice possono essere:

L’allergia al lattice può anche causare anafilassi, una reazione allergica severa e potenzialmente letale che può coinvolgere contemporaneamente più apparati e che può comportare orticaria, serie difficoltà respiratorie, abbassamento della pressione sanguigna e perdita di coscienza.

Come si previene l’allergia al lattice?

Per evitare l’insorgenza di manifestazioni allergiche severe è importante prestare attenzione ad alcuni segnali in presenza dei quali si dovrebbe richiedere una visita allergologica e, fino alla formulazione di una diagnosi, evitare di entrare in contatto con prodotti a base di lattice.

Le manifestazioni da tenere in considerazione sono:

  • gonfiore o prurito alle labbra durante una visita odontoiatrica o medica durante la quale sono stati utilizzati guanti in lattice oppure durante attività quotidiane come gonfiare palloncini di gomma
  • gonfiore o prurito alle mani dopo l’utilizzo di guanti in gomma o lattice
  • gonfiore o prurito nella zona urogenitale dopo una visita medica ginecologica, urologica o proctologica e/o dopo aver utilizzato profilattici o altri dispositivi.

Allergia al lattice: come si fa la diagnosi?

L’allergia al lattice viene diagnosticata dallo specialista allergologo con una visita allergologica. La visita prevede una prima fase di anamnesi in cui lo specialista raccoglie le informazioni riportate dal soggetto, la sua storia clinica e analizza i sintomi e le circostanze in cui si manifestano. In una seconda fase lo specialista esegue dei test cutanei: a seconda dei casi può essere eseguito il prick test, che prevede l’applicazione di una piccola quantità di lattice sulla pelle per osservarne la reazione, oppure il patch test, che comporta l’applicazione di un cerotto contenente lattice per 48 ore. Ai fini di diagnosi può essere richiesto anche il dosaggio degli anticorpi specifici (IgE) per il lattice che si ottiene con gli esami del sangue.

Come trattare l’allergia al lattice?

Chi ha ricevuto una diagnosi di allergia al lattice non deve usare prodotti a base di lattice (per esempio usando invece di guanti al lattice guanti in nitrile, vinile o neoprene): la gestione di questa allergia, infatti, si basa soprattutto sulla prevenzione dell’esposizione e sulla preparazione del soggetto ad affrontare eventuali reazioni.

Quando si sostengono visite odontoiatriche, ginecologiche, urologiche o proctologiche o si devono sostenere interventi chirurgici bisogna informare il personale medico dell’allergia, in modo che vengano utilizzati dispositivi senza lattice. Se nonostante le precauzioni si verificano reazioni allergiche, un trattamento tempestivo può salvare la vita: le persone allergiche al lattice dovrebbero infatti avere sempre con sé un braccialetto medico di allerta e, quando, prescritto, devono portare con sé un autoiniettore di adrenalina.

Visita allergologica

La visita allergologica serve per indagare se la causa di sintomi come difficoltà respiratoria, prurito agli occhi, naso chiuso o che cola, orticaria, dermatiti, mal di pancia, sia un’allergia.

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Allergia al nichel https://jotodsjo.click/malattie/allergia-al-nichel/ Tue, 24 Nov 2015 16:05:14 +0000 http://humanitas.local/malattie/allergia-al-nichel/ L’allergia al nichel è una delle cause principali della dermatite allergica da contatto. Spesso è associata all’uso di orecchini, piercing, orologi e altri oggetti metallici, ma può essere scatenata anche dal contatto con oggetti comuni (come chiavi, monete, maniglie) e con cosmetici e detergenti, dato che questo metallo è molto diffuso nell’ambiente. Che cos’è l’allergia […]

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L’allergia al nichel è una delle cause principali della dermatite allergica da contatto. Spesso è associata all’uso di orecchini, piercing, orologi e altri oggetti metallici, ma può essere scatenata anche dal contatto con oggetti comuni (come chiavi, monete, maniglie) e con cosmetici e detergenti, dato che questo metallo è molto diffuso nell’ambiente.

Che cos’è l’allergia al nichel?

L’allergia al nichel è una reazione esagerata del sistema immunitario verso una sostanza estranea all’organismo. In questo caso a scatenare i sintomi è il nichel, un metallo molto diffuso nell’ambiente. Può comparire a qualsiasi età, in genere dopo l’esposizione ripetuta o prolungata a oggetti contenenti nichel, ma in alcuni casi anche al primo contatto. Opportuni trattamenti possono ridurne i sintomi, ma una volta sviluppata l’allergia difficilmente scomparirà del tutto.

Quali sono le cause dell’allergia al nichel?

Come tutte le allergie, anche quella al nichel è causata da un errore del sistema immunitario, che reagisce alla presenza di questo metallo, in realtà innocuo, per difendere l’organismo dalla sua presenza. Una volta sviluppata l’allergia il sistema immunitario si attiverà tutte le volte in cui l’organismo entrerà in contatto con il nichel, scatenando una risposta allergica. La causa alla base di questa attivazione impropria non è nota, ma l’allergia può essere almeno in parte attribuita a una predisposizione genetica. I pazienti, infatti, sono spesso soggetti già allergici o con familiarità all’allergia al nichel e soprattutto donne (poiché indossano in percentuale maggiore rispetto al sesso maschile accessori o gioielli che contengono questo metallo), ma anche persone con mansioni lavorative che implicano il contatto con metalli pesanti.

Tra gli oggetti che possono scatenare l’allergia sono inclusi orecchini, piercing, braccialetti, collane, orologi, chiusure lampo, cinture, occhiali, monete, chiavi e telefoni cellulari. 

Quali sono i sintomi dell’allergia al nichel?

Il sintomo principale dell’allergia al nichel è la dermatite da contatto, uno sfogo cutaneo pruriginoso che compare quando la pelle entra in contatto con un oggetto contenente questo metallo. In genere la dermatite compare tra 12 e 48 ore dopo l’esposizione al nichel e può persistere anche per due settimane. Lo sfogo può limitarsi alle zone della pelle entrate in contatto con il metallo, ma può anche estendersi ad altre aree del corpo. Oltre a prudere, la cute può arrossarsi, seccarsi, tagliarsi e ricoprirsi di piccole vescicole umide che seccandosi assumono l’aspetto di una bruciatura. Nei casi più severi è possibile che dall’area interessata fuoriesca del liquido essudativo.
Quando si presenta un rush cutaneo è fondamentale fare riferimento allo specialista, che può diagnosticare il disturbo e impostare la terapia corretta per curare il paziente. I sintomi della dermatite da contatto, infatti, sono particolarmente invalidanti e possono provocare molto fastidio, in particolar modo se riguarda parti del corpo come le mani.

Come prevenire l’allergia al nichel?

Per ridurre la probabilità di sviluppare un’allergia al nichel è meglio evitare l’esposizione prolungata a oggetti che contengono questo metallo, in particolare gioielli e bigiotteria.
Un’attenzione particolare anche ai bottoni metallici dei jeans o alle borchie di cinture e scarpe, spesso in causa in questa sensibilizzazione.

Diagnosi

La diagnosi dell’allergia al nichel passa da una visita medica in cui vengono analizzati gli sfoghi cutanei e l’esposizione al nichel. I sospetti possono essere confermati con un test specifico: il patch test (contact hypersensitivity allergy test). Il patch test consiste nell’applicazione sulla schiena del paziente degli apteni, ossia le sostanze a cui potrebbe essere allergico (in questo caso il nichel), presenti in determinate concentrazioni in una sostanza in grado di veicolarle, come acqua, etanolo, o vaselina e dunque coperte e protette da cerotti (chiamati, appunto, patch). I patch vengono indossati dal paziente per due giorni consecutivi e poi rimossi. Dopo quattro giorni (96 ore), il medico potrà effettuare la valutazione: se le zone interessate sono infiammate la diagnosi è di allergia al nichel.

Trattamenti 

Non esistono cure definitive per eliminare l’allergia al nichel. Tuttavia i sintomi della dermatite da contatto possono essere ridotti con l’uso di prodotti da applicare sulla pelle o medicinali da assumere per via orale. Il medico potrebbe prescrivere:

  • creme a base di corticosteroidi;
  • creme dall’effetto lenitivo;
  • corticosteroidi da assumere per via orale;
  • antistaminici;
  • fototerapia.

Una volta diagnosticata l’allergia al nichel è opportuno evitare l’esposizione prolungata alla sostanza. Bisogna quindi evitare di indossare gioielli (a meno che non siano nichel free e ipoallergenici) e indumenti con bottoni, cerniere e borchie a contatto con la pelle, inoltre chi lavora a contatto con il nichel deve usare guanti protettivi. In caso si volesse indossare un piercing, è opportuno assicurarsi che lo studio a cui si fa riferimento garantisca l’utilizzo di strumenti monouso e ipoallergenici.

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Allergia al sole o fotoallergia https://jotodsjo.click/malattie/allergia-al-sole-o-fotoallergia/ https://jotodsjo.click/malattie/allergia-al-sole-o-fotoallergia/#respond Tue, 24 Nov 2015 16:12:34 +0000 http://humanitas.local/malattie/allergia-al-sole-o-fotoallergia/ L'allergia al sole o fotoallergia è una reazione del sistema immunitario alla luce del sole. Questo disturbo si manifesta la maggior parte delle volte con eruzioni cutanee e prurito. Ci sono diverse tipologie di allergie al sole: la forma più comune è la dermatite polimorfa solare. Che cos'è l'allergia al sole? Tra i tipi più frequenti di […]

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L'allergia al sole o fotoallergia è una reazione del sistema immunitario alla luce del sole. Questo disturbo si manifesta la maggior parte delle volte con eruzioni cutanee e prurito. Ci sono diverse tipologie di allergie al sole: la forma più comune è la dermatite polimorfa solare.

Che cos'è l'allergia al sole?

Tra i tipi più frequenti di allergia al sole ricordiamo:

  • Dermatite polimorfa solare: in quanto a frequenza questo tipo di allergia è il secondo disturbo a carico della pelle provocato dal sole dopo le scottature solari. Le donne risultano più colpite degli uomini e i sintomi di solito si manifestano per la prima volta in giovane età. L’esposizione graduale e ripetuta al sole durante primavera ed estate può far diminuire la sensibilità alla luce solare: gli effetti di questo processo di desensibilizzazione di solito durano per tutta la stagione calda, ma la sintomatologia si ripresenta la primavera seguente. 
  • Dermatite polimorfa solare ereditaria: è caratterizzata da sintomi di solito più intensi di quelli della forma non ereditaria della malattia e che spesso iniziano più precocemente, durante l’infanzia o l’adolescenza. 
  • Dermatite fotoallergica: forma di allergia al sole scatenata dall’effetto della luce solare mediante l'interazione con una sostanza chimica o un farmaco assunti o applicati sulla pelle.
  • Orticaria solare: si manifesta con la comparsa dell’orticaria sulla pelle esposta al sole. Rara, colpisce più spesso donne giovani.

Quali sono le cause dell'allergia al sole?

Le cause alla base di questo disturbo non sono ancora del tutto conosciute: il sistema immunitario riconosce alcuni componenti della pelle alterata dal sole come “estranei” e l’organismo attiva le difese immunitarie contro di essi. In alcuni casi l'allergia è innescata da fattori esterni, come l'assunzione di alcuni farmaci o l'utilizzo di determinati prodotti chimici (creme, creme solari, profumi) che possono rendere la pelle più sensibile al sole. Un ruolo sembra essere giocato da specifici tratti ereditari.

Quali sono i sintomi dell'allergia al sole?

L'aspetto della pelle affetta da allergia al sole può variare a seconda del disturbo alla base del problema. I sintomi possono svilupparsi pochi minuti dopo l'esposizione, ma in alcuni casi possono passare anche ore. Possono includere:

  • rossore
  • prurito o dolore
  • presenza di vesciche o bolle
  • presenza di pomfi simili a quelli delle punture di zanzara

Come prevenire l'allergia al sole?

Per prevenire questo tipo di allergia:

  • Limitare la permanenza al sole ed evitare le ore più calde, tra le 10 e le 16.
  • Evitare i cosiddetti "bagni di sole", ovvero l'esposizione improvvisa a molta luce solare. In molte persone i sintomi compaiono proprio perché l'esposizione al sole non è stata graduale: aumentare gradualmente la quantità di tempo trascorso all'aria aperta, al contrario, dà modo alle cellule della pelle di adattarsi.
  • Indossare occhiali da sole e indumenti protettivi.
  • Non ricorrere alla protezione solare con creme contenenti filtri chimici perché sono questi che spesso inducono la fotosensibilità.

Diagnosi

Spesso il medico è in grado di effettuare la diagnosi di allergia al sole attraverso una visita dermatologica. Altri test che possono essere utilizzati sono:

  • Test di fotosensibilità: una piccola zona di pelle viene esposta a una quantità controllata di luce ultravioletta: se dopo questa esposizione appaiono i sintomi tipici di questa allergia, l’esame conferma la diagnosi.
  • Photopatch test: la pelle viene messa in contatto con la sostanza sospettata di essere l'elemento scatenante l'allergia e poi viene sottoposta a irradiazione ultravioletta per testarne la reazione.

In casi rari possono essere consigliati esami del sangue e biopsia cutanea per escludere la presenza di lupus sistemico eritematoso.

Trattamenti

Il trattamento dipende dal particolare tipo di allergia al sole di cui si soffre.

  • Per i casi lievi basta evitare di esporsi al sole per alcuni giorni.
  • Fototerapia: con l'arrivo della bella stagione, il medico può suggerire un'esposizione graduale per diverse settimane con lo scopo di ridurre via via la reattività ai raggi ultravioletti.
  • In altri casi può essere necessario far ricorso ai farmaci come antistaminici o calcio antagonisti.

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