News – Humanitas Humanitas Thu, 26 Sep 2024 15:25:19 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.5.5 https://jotodsjo.click/wp-content/uploads/2021/01/apple-touch-icon-144-precomposed1.png News – Humanitas 32 32 Dentro Humanitas Cancer Center: i video podcast dedicati a prevenzione, diagnosi, terapie e progressi della cura e della Ricerca oncologica https://jotodsjo.click/news/dentro-humanitas-cancer-center-i-video-podcast-dedicati-a-prevenzione-diagnosi-terapie-e-progressi-della-cura-e-della-ricerca-oncologica/ Thu, 26 Sep 2024 15:25:16 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248430 Humanitas Cancer Center, sotto la direzione scientifica del Prof. Armando Santoro, ha lanciato un innovativo progetto dal titolo “Dentro Humanitas Cancer Center, la voce dei nostri specialisti”. Questo progetto, nato dalla collaborazione tra il Web & Social Team e l’Ufficio di Comunicazione di Humanitas, ha l’obiettivo di fornire informazioni oncologiche ed emato-oncologiche scientificamente valide, con […]

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Humanitas Cancer Center, sotto la direzione scientifica del Prof. Armando Santoro, ha lanciato un innovativo progetto dal titolo “Dentro Humanitas Cancer Center, la voce dei nostri specialisti”. Questo progetto, nato dalla collaborazione tra il Web & Social Team e l’Ufficio di Comunicazione di Humanitas, ha l’obiettivo di fornire informazioni oncologiche ed emato-oncologiche scientificamente valide, con un linguaggio semplice e accessibile anche ai non esperti.

Nel panorama attuale, caratterizzato da una proliferazione di informazioni mediche spesso confuse o non verificate, Dentro Humanitas Cancer Center si propone di essere una fonte autorevole e chiara, destinata a chi cerca risposte affidabili in merito a patologie oncologiche ed emato-oncologiche. Attraverso una serie di video podcast – moderati dal Prof. Santoro con ospiti gli specialisti di Humanitas Cancer Center – che verranno realizzati nel corso dei prossimi tre anni, il progetto si prefigge di arricchire il web con contenuti di alta qualità, rivolgendosi a pazienti, caregiver e a chiunque abbia interesse a comprendere meglio queste patologie.

Nei diversi episodi si affrontano l’importanza dello screening e della prevenzione, della diagnosi, della stadiazione, della terapia e della gestione di eventuali effetti collaterali di ognuna di queste patologie, oltre agli aspetti innovativi dei trattamenti disponibili per il paziente.

Il Prof. Armando Santoro, Direttore di Humanitas Cancer Center, sottolinea: “Spesso le persone che affrontano una diagnosi di tumore si trovano disorientate da una mole di informazioni non sempre scientificamente adeguate. Il nostro progetto nasce per fare chiarezza, mettendo a disposizione la voce degli specialisti Humanitas per fornire contenuti medici validi, chiari e comprensibili.”

Con questa iniziativa, Humanitas si impegna a fornire un aiuto concreto a coloro che affrontano il complesso percorso della cura oncologica.

Dentro Humanitas Cancer Center è online con una pagina dedicata: videopodcast-cancercenter.humanitas.it , dove sono raccolti tutti i video podcast realizzati oltre ad alcuni approfondimenti. Dentro Humanitas Cancer Center è disponibile anche su Spotify.

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Carboidrati: quali sono e quanti ne servono al giorno https://jotodsjo.click/news/carboidrati-quali-sono-e-quanti-ne-servono-al-giorno/ Mon, 23 Sep 2024 15:20:28 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248375 I carboidrati sono dei composti di carbonio, idrogeno e ossigeno che, con grassi e proteine, rappresentano i principali macronutrienti che si assumono con l’alimentazione. Si trovano soprattutto nei cereali e in altri cibi di origine vegetale e si classificano in carboidrati semplici o carboidrati complessi. Per quanto riguarda la loro assunzione, l’OMS (Organizzazione Mondiale della […]

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I carboidrati sono dei composti di carbonio, idrogeno e ossigeno che, con grassi e proteine, rappresentano i principali macronutrienti che si assumono con l’alimentazione. Si trovano soprattutto nei cereali e in altri cibi di origine vegetale e si classificano in carboidrati semplici o carboidrati complessi. Per quanto riguarda la loro assunzione, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha recentemente rivisto le sue linee guida con un particolare accento alla quantità raccomandata ad adulti e bambini da assumere ogni giorno e alla qualità del carboidrato stesso.

Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Martina Francia, nutrizionista presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas e i centri medici Humanitas Medical Care.

Carboidrati semplici e carboidrati complessi

I carboidrati si suddividono in semplici e complessi. I carboidrati semplici sono quelli monosaccaridi o disaccaridi e sono rappresentati dagli zuccheri, sia quelli contenuti naturalmente nei cibi, sia quelli addizionati durante la preparazione per conservare o accentuare un determinato sapore. Si tratta di carboidrati che vengono assimilati velocemente dall’organismo e usati nella produzione di energia. Li troviamo in alimenti come zucchero da tavola, miele, succhi di frutta, bevande gassate e caramelle.

I carboidrati complessi, invece, sono quelli oligosaccaridi o polisaccaridi. Si trovano in cibi come pane, pasta, riso, legumi e patate. Sono i carboidrati qualitativamente migliori perché ricchi di minerali, fibre e vitamine e sono caratterizzati da una assimilazione più lenta da parte dell’organismo, con tempi di digestione più lunghi.

Carboidrati: a cosa servono

I carboidrati sono la principale fonte di energia che assumiamo con l’alimentazione e svolgono un ruolo fondamentale nel metabolismo dell’insulina e del glucosio nel sangue. Sono anche coinvolti nel metabolismo di trigliceridi e colesterolo nonché nei processi di fermentazione. Vediamo quindi quanto siano importanti per il benessere dell’organismo.

Come abbiamo detto i carboidrati complessi sono quelli di qualità migliore rispetto ai carboidrati semplici, poiché forniscono importanti sostanze nutritive e contribuiscono a contenere i picchi glicemici, ridurre l’assorbimento di colesterolo e aumentare la sensazione di sazietà

Tra i cereali, ricchi naturalmente di carboidrati, sono da preferire quelli integrali, quindi pane, pasta e riso integrali, ma anche cous cous, farro, orzo, quinoa e miglio.

Carboidrati e aumento di peso

L’assunzione di carboidrati non si associa generalmente a un aumento di peso corporeo, se consumati in quantità adeguate. I carboidrati complessi, una volta assunti, si dividono in parti singole, ossia in carboidrati semplici, che vengono a loro volta assorbiti dall’organismo e indirizzati, in base alle necessità che in quel momento il corpo avverte, in un ordine specifico:

  • come fonte di energia per il metabolismo quando l’organismo ne ha immediata necessità
  • come riserve di glicogeno, immagazzinate in fegato e muscoli
  • convertiti in grasso quando presenti in eccesso rispetto alle necessità del corpo.

È quindi solo in quest’ultimo caso, quando sono presenti in eccesso, che concorrono all’aumento di peso corporeo. Un’alimentazione bilanciata, quindi, dovrebbe prevedere una porzione di carboidrati in ogni pasto, così suddiviso: metà degli alimenti assunti a ogni pasto dovrebbero essere verdure, un quarto dovrebbe essere una fonte proteica e un quarto carboidrati.

Quanti carboidrati al giorno?

L’OMS nell’ottica di una dieta equilibrata utile a mantenere un buono stato di salute, raccomanda di limitare l’assunzione di alimenti ricchi di zuccheri liberi e grassi e indica l’importanza di scegliere carboidrati di qualità, sia per composizione sia per natura. I carboidrati da preferire sono quindi quelli presenti nei cereali integrali, nella verdura, nella frutta e nei legumi, con attenzione già a partire dai 2 anni di età.

Per quanto riguarda le quantità di carboidrati da assumere al giorno, per gli adulti l’indicazione è di 400 grammi di verdura e frutta e 25 grammi di fibre alimentari naturali. Invece, per quanto riguarda i bambini, bisogna prestare attenzione all’età: da 2 a 5 anni si dovrebbero assumere almeno 250 grammi di verdura e frutta al giorno e 15 grammi di fibre alimentari naturali, dai 6 ai 9 anni, almeno 350 grammi di verdura e frutta e 21 grammi di fibre alimentari naturali, dai 10 anni in avanti la quantità è analoga a quella prevista per gli adulti, ossia almeno 400 grammi di frutta e verdura e 25 grammi di fibre alimentari naturali.

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Antociani: cosa sono e in che alimenti si trovano https://jotodsjo.click/news/antociani-cosa-sono-e-in-che-alimenti-si-trovano/ Mon, 23 Sep 2024 15:11:06 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248372 I colori sono molto importanti nell’alimentazione e, quando si parla di dieta equilibrata, viene data spesso l’indicazione di consumare cibi di colori differenti. Questa raccomandazione si riferisce in particolar modo alla frutta e alla verdura, di cui andrebbero consumate 5 porzioni al giorno tra l’una e l’altra. Rosso, rosa, viola, blu, verde: ciascun colore si […]

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I colori sono molto importanti nell’alimentazione e, quando si parla di dieta equilibrata, viene data spesso l’indicazione di consumare cibi di colori differenti. Questa raccomandazione si riferisce in particolar modo alla frutta e alla verdura, di cui andrebbero consumate 5 porzioni al giorno tra l’una e l’altra. Rosso, rosa, viola, blu, verde: ciascun colore si associa a una sostanza. Particolarmente importanti per alcuni benefici che apportano all’organismo sono i flavonoidi antociani, presenti nei pigmenti rosso, viola e blu degli alimenti.

Quali sono i loro benefici? Ne parliamo con la dottoressa Martina Francia, nutrizionista presso l’IRCCS Istituto clinico Humanitas e dei centri medici Humanitas Medical Care.

Antociani: cosa sono?

I pigmenti antociani, responsabili dei colori rosso, viola e blu degli alimenti, sono dei flavonoidi, ossia sostanze chimiche di origine vegetale presenti in ogni parte delle piante, dalle foglie, ai germogli, ai fiori, ai frutti, ai semi. I flavonoidi sono almeno 6000 e hanno importanti proprietà antiossidanti, di riparazione dei danni cellulari e contribuiscono a disintegrare i radicali liberi, molecole dannose per la salute dell’organismo.

Tra i flavonoidi riconosciamo sei principali tipologie di antociani: cianidina, delfinidina, malvidina, pelargonidina, peonidina e petunidina.

In quali alimenti sono presenti gli antociani?

Gli antociani si trovano in tutta quella verdura, quella frutta e quei cereali che presentano sfumature di rosso, di viola, di blu o di nero

Le verdure maggiormente ricche di antociani sono: cavolo rosso, ravanelli rossi, cipolle rosse, cavolfiore viola, melanzana viola e mais viola. Tra i legumi, invece, gli antociani si trovano in particolare nei fagioli neri.

Per quanto riguarda la frutta, gli si trovano in grandi quantità di antociani in lamponi, more, mirtilli, bacche di sambuco, fragole e ciliegie, melograno, mele rosse, arance rosse e prugne nere. Presenti anche nella buccia di uva rossa e uva nera, è grazie agli antociani che il vino rosso prende la sua tipica colorazione.

Inoltre, gli antociani possono essere usati come additivi alimentari nella forma di colorante rosso antociano, che viene indicato sulle confezioni con la sigla E163. Questo colorante si utilizza in particolare in marmellate, ghiaccioli e yogurt ed è prodotto a partire dagli scarti di bacche rosse, cavolo rosso e della lavorazione vinicola.

Antociani: perché fanno bene 

L’assunzione di antociani in una dieta equilibrata e variegata si associa a una serie di benefici per l’organismo. In particolare gli antociani contribuiscono a:

  • diminuire il rischio di sviluppare patologie cardiache poiché contribuiscono all’abbassamento della frequenza cardiaca e della pressione
  • migliorare la funzione cerebrale poiché favoriscono il flusso del sangue che attiva le aree cerebrali deputate a memoria, attenzione e linguaggio
  • stimolare la risposta del sistema immunitario in caso di aggressioni patogene
  • prevenire l’invecchiamento cellulare perché hanno una funzione di contrasto dello stress ossidativo
  • abbassare il rischio di sviluppare un tumore associato allo stress ossidativo prolungato, che può comportare uno stato di infiammazione a cellule e tessuti e, quindi, l’aumento del rischio di cancro
  • proteggere contro la fragilità di vene e capillari, sono infatti utili in presenza di problematiche della microcircolazione come ritenzione idrica, cellulite o vene varicose.

Le dosi giornaliere di antociani consigliate

Per gli antociani non esistono linee di assunzione specifiche, ma in un’alimentazione equilibrata e variegata sono naturalmente presenti. Qualora si volesse aumentare la loro assunzione è importante fare sempre riferimento a uno specialista, in grado di impostare una dieta adeguata alle necessità della singola persona e di prescrivere, solo se lo ritiene necessario, l’assunzione di integratori.

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Sclerodermia: Humanitas partecipa alla Giornata del ciclamino con visite gratuite https://jotodsjo.click/news/sclerodermia-anche-humanitas-partecipa-alla-giornata-del-ciclamino-capillaroscopie-gratuite/ Thu, 19 Sep 2024 07:48:17 +0000 http://humanitas.local/news/sclerodermia-anche-humanitas-partecipa-alla-giornata-del-ciclamino-capillaroscopie-gratuite/ Anche Humanitas il 27 settembre 2024 aderisce alla Giornata del ciclamino, un importante appuntamento di sensibilizzazione sulla sclerodermia e un’occasione per sostenere il Gruppo Italiano Lotta alla Sclerodermia (GILS), che da trent’anni si occupa di informare sulla prevenzione alla sclerosi sistemica e sull’importanza della diagnosi precoce per l’efficace trattamento della patologia. Nella giornata di venerdì […]

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Anche Humanitas il 27 settembre 2024 aderisce alla Giornata del ciclamino, un importante appuntamento di sensibilizzazione sulla sclerodermia e un’occasione per sostenere il Gruppo Italiano Lotta alla Sclerodermia (GILS), che da trent’anni si occupa di informare sulla prevenzione alla sclerosi sistemica e sull’importanza della diagnosi precoce per l’efficace trattamento della patologia.

Nella giornata di venerdì 27 settembre, dalle 9.00 alle 12.00 presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano sarà infatti possibile effettuare una visita reumatologica gratuita con capillaroscopia, un esame non invasivo che permette di controllare i capillari (piccoli vasi sanguigni) della pelle in superficie, per intercettare eventuali primi sintomi della malattia. Per prenotazioni clicca qui.

Inoltre è possibile sostenere GILS e la Ricerca partecipando alla raccolta fondi organizzata nelle principali piazze italiane, acquistando i ciclamini con una libera offerta. Per informazioni, consultare il sito a questo link.

Cos’è la sclerodermia?

La sclerodermia (sclerosi sistemica) è una patologia cronica poco frequente, che interessa prevalentemente il sesso femminile e che impatta in modo significativo sulla qualità di vita delle persone che ne sono colpite.

Si tratta di una malattia immunomediata che vede la compresenza di anomalie del sistema immunitario e di alterazioni del distretto vascolare, con conseguente e progressivo sviluppo di fibrosi. Nella maggior parte dei casi, la malattia si manifesta in fase iniziale con il fenomeno di Raynaud

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Malattie cardiovascolari: Humanitas partecipa con consulti gratuiti all’(H) Open Week di Fondazione Onda https://jotodsjo.click/news/malattie-cardiovascolari-humanitas-partecipa-con-consulti-gratuiti-allh-open-week-di-fondazione-onda/ Fri, 13 Sep 2024 10:41:13 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248328 Anche l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano partecipa all’(H) Open Week dedicato alle malattie cardiovascolari organizzato da Fondazione Onda ETS. L’iniziativa, prevista dal 26 settembre al 2 ottobre, in occasione della Giornata mondiale del Cuore (29 settembre), vuole promuovere l’informazione, la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie cardiovascolari, con una particolare attenzione rivolta a aneurisma […]

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Anche l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano partecipa all’(H) Open Week dedicato alle malattie cardiovascolari organizzato da Fondazione Onda ETS. L’iniziativa, prevista dal 26 settembre al 2 ottobre, in occasione della Giornata mondiale del Cuore (29 settembre), vuole promuovere l’informazione, la prevenzione e la diagnosi precoce delle malattie cardiovascolari, con una particolare attenzione rivolta a aneurisma aortico addominale, infarto cardiaco, patologie valvolari, carotidee e venose.

Le malattie cardiovascolari infatti rappresentano la principale causa di morte in Italia, essendo responsabili del 35,8% di tutti i decessi: 38,8% nella popolazione femminile e 32,5% in quella maschile. Cruciale il ruolo della prevenzione primaria, legata principalmente agli stili di vita, e della diagnosi precoce, soprattutto in presenza di fattori di rischio cardiovascolare, come:

L’IRCCS Istituto Clinico Humanitas aderisce all’iniziativa offrendo visite cardiochirurgiche e consulti cardiologici gratuiti nelle seguenti date:

  • Visita cardiochirurgica giovedì 26 settembre dalle ore 15 alle ore 16 presso Humanitas Rozzano: per informazioni e prenotazioni clicca qui.
  • Consulto con uno specialista cardiologo sabato 28 settembre dalle 8.30 alle 12.30 presso Humanitas Medical Care Milano Premuda: per informazioni e prenotazioni clicca qui.
  • Visita cardiochirurgica martedì 1 ottobre dalle 14.00 alle 15.00 presso Humanitas Rozzano: per informazioni e prenotazioni clicca qui.

I Bollini Rosa di Fondazione Onda

Fondazione Onda ETS dal 2007 attribuisce agli ospedali che erogano servizi dedicati alla prevenzione, diagnosi e cura delle principali patologie femminili il riconoscimento del Bollino Rosa. Il network, composto da 361 ospedali dislocati sul territorio nazionale, sostiene Fondazione Onda ETS nel promuovere, anche all’interno degli ospedali, un approccio “di genere” nella definizione e nella programmazione strategica dei servizi clinico-assistenziali, indispensabile per garantire il diritto alla salute non solo delle donne ma anche degli uomini.

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13 anni di cuore artificiale: Humanitas festeggia insieme al paziente e alla sua famiglia https://jotodsjo.click/news/13-anni-di-cuore-artificiale-humanitas-festeggia-insieme-al-paziente-e-alla-sua-famiglia/ Thu, 12 Sep 2024 14:45:09 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248325 Una storia che inizia più di dieci anni fa, quando il sig. EM, sessantenne della provincia di Milano, viene colpito da un grave infarto. Le sue condizioni sono critiche e le probabilità di dimetterlo dalla Terapia Intensiva dell’ospedale dove è ricoverato sono molto basse. Un inizio senza dubbio in salita ma che quest’anno, l’11 agosto, […]

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Una storia che inizia più di dieci anni fa, quando il sig. EM, sessantenne della provincia di Milano, viene colpito da un grave infarto. Le sue condizioni sono critiche e le probabilità di dimetterlo dalla Terapia Intensiva dell’ospedale dove è ricoverato sono molto basse.

Un inizio senza dubbio in salita ma che quest’anno, l’11 agosto, ha raggiunto un traguardo speciale: da ormai 13 anni il paziente vive una normale quotidianità grazie al supporto del VAD, il cuore artificiale impiantato in Humanitas nel 2011 che lo rende ad oggi il paziente, sottoposto a questo intervento, più longevo d’Italia.

Un’occasione speciale che ha riunito l’equipe di Cardiologia, Cardiochirurgia e Cardio-anestesia per festeggiare il sig. EM insieme alla sua famiglia.

“Questo caso rappresenta per tutti noi una grande avventura affrontata con coraggio. È stato un percorso intenso, in cui non sono mancate importanti complicazioni, ma in cui la voglia di non arrendersi mai ha reso ogni giorno una conquista, ed ogni scoperta un traguardo – commenta il dott. Alessandro Barbone –. È grazie a questo forte spirito di innovazione, alla contagiosa forza di volontà del nostro paziente e al lavoro di squadra di tutti i colleghi che oggi siamo contenti di scrivere insieme una nuova pagina”.

“Ho conosciuto il sig. EM ancor prima dell’intervento, quando ci siamo confrontati e preparati a lungo in merito al percorso che lo attendeva. A colpirmi fin da subito il suo sorriso e la sua speciale energia – continua Laura Ardino, case manager Scompenso Cardiaco . In questi anni abbiamo collezionato insieme tanti ricordi, nonostante i momenti difficili, instaurando un rapporto di grande fiducia e stima reciproca. Questo è ciò che ad oggi mi rende più orgogliosa: è un percorso che va oltre i corridoi dell’ospedale, una storia che ci ha unito rendendoci una vera e propria comunità”.

E nel giorno in cui il sig. EM spegne le candeline di un anniversario così importante, ringraziamo tutti i colleghi dell’Unità Operativa di Cardiologia, Cardiochirurgia, Cardio-anestesia e tutti i professionisti coinvolti in questi anni: è tra ricordi, emozioni e sorrisi che tutti i cuori, anche artificiali, oggi battono all’unisono.

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Attenzione a video e interviste fake con gli specialisti di Humanitas https://jotodsjo.click/news/attenzione-a-video-e-interviste-fake-con-gli-specialisti-di-humanitas/ Sun, 08 Sep 2024 21:05:13 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248320 Stanno purtroppo circolando su Internet, su Facebook e su Instagram, in particolare, notizie fake e interviste al prof. Maurizio Fornari, dove si promuove un farmaco efficace contro artrite, artrosi e altri problemi delle articolazioni. Si tratta di notizie false: le immagini e l’audio del prof. Maurizio Fornari sono stati manipolati con un software di Intelligenza Artificiale […]

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Stanno purtroppo circolando su Internet, su Facebook e su Instagram, in particolare, notizie fake e interviste al prof. Maurizio Fornari, dove si promuove un farmaco efficace contro artrite, artrosi e altri problemi delle articolazioni. Si tratta di notizie false: le immagini e l’audio del prof. Maurizio Fornari sono stati manipolati con un software di Intelligenza Artificiale e diffusi per pubblicizzare terapie non validate scientificamente. Vi invitiamo a prestare la massima attenzione ai contenuti online, soprattutto nei casi in cui vengano promossi trattamenti che promettono guarigioni miracolose o la scomparsa repentina di dolori cronici utilizzando farmaci o creme prodigiosi, perché con ogni probabilità si tratta di una truffa.

In caso di dubbi, vi invitiamo a verificare e consultare i nostri siti, che rappresentano una fonte di informazioni validata scientificamente. Quanto sta capitando è un serio rischio per la salute di tutti e di molti pazienti.

Link utili:

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Carolina Greco vince un ERC per studiare il ruolo degli orologi biologici nello scompenso cardiaco https://jotodsjo.click/news/carolina-greco-vince-un-erc-per-studiare-il-ruolo-degli-orologi-biologici-nello-scompenso-cardiaco/ Thu, 05 Sep 2024 12:34:00 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248311 Nonostante sia il punto di arrivo di molte patologie cardiovascolari e colpisca circa 60 milioni di persone nel mondo – oltre il 10% della popolazione italiana sopra i 65 anni – lo scompenso cardiaco resta una malattia ancora poco compresa e per cui non abbiamo terapie efficaci. Ecco perché Carolina Greco – ricercatrice di Humanitas […]

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Nonostante sia il punto di arrivo di molte patologie cardiovascolari e colpisca circa 60 milioni di persone nel mondo – oltre il 10% della popolazione italiana sopra i 65 anni – lo scompenso cardiaco resta una malattia ancora poco compresa e per cui non abbiamo terapie efficaci. Ecco perché Carolina Greco – ricercatrice di Humanitas University e responsabile del laboratorio di Metabolismo Circadiano di Humanitas, parte del Programma di Ricerca in Cardiologia diretto dal prof. Gianluigi Condorelli – vuole studiarla da un punto di vista nuovo.

Nello scompenso cardiaco il cuore non riesce a pompare sangue in modo efficiente come dovrebbe.
Invece di concentrarsi su cosa avviene nel cuore, il gruppo guidato da Carolina Greco indagherà il modo in cui lo scompenso cardiaco modifica il metabolismo di tutto l’organismo e altera il funzionamento dei cosiddetti “orologi circadiani”, ovvero le proteine che tengono il tempo all’interno delle cellule e mantengono i diversi organi sincronizzati tra loro e con l’alternarsi giorno-notte.

Quali sono le molecole usate dal cuore scompensato per dialogare con il fegato e con il sistema muscolo scheletrico? Come modifica l’utilizzo di energia in questi tessuti? È possibile cambiare il decorso della malattia agendo a livello metabolico su altri organi che non siano il cuore?

Sono alcune delle domande a cui cercherà di rispondere il progetto CODE-HEART, che si è aggiudicato l’ERC Starting Grant 2024 assegnato dalla Commissione Europea su base altamente competitiva. È uno dei 41 progetti finanziati in Italia in questa tornata – di cui solo 9 nell’area delle life sciences – e uno dei 4 assegnati a persone di atenei milanesi.

«Ottenere un finanziamento ERC è molto più di un riconoscimento: è una straordinaria opportunità per fare scienza di frontiera ad alto impatto – afferma Carolina Greco, -. Con CODE-HEART voglio cambiare la nostra comprensione dello scompenso cardiaco come malattia sistemica, che colpisce il metabolismo di tutto l’organismo, e aprire la strada alla ricerca di nuovi approcci terapeutici».

L’ERC di Carolina Greco si aggiunge agli altri due ERC attivi al momento in Humanitas: l’ERC Starting Grant vinto nel 2021 da Simona Lodato, Professoressa Associata di Humanitas University e responsabile del Laboratorio di Neurosviluppo di Humanitas, e il prestigioso ERC Advanced ottenuto nel 2022 da Michela Matteoli, Professoressa Ordinaria di Humanitas University e Direttrice del Programma di Neuroscienze di Humanitas.

Chi è Carolina Greco

Classe 1986, dopo un dottorato in medicina traslazionale presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, Carolina Greco ha trascorso diversi anni di ricerca negli USA, presso il Centro per l’Epigenetica e il Metabolismo dell’Università della California Irvine.

In California, lavorando nel laboratorio di Paolo Sassone-Corsi, si è specializzata nello studio dei meccanismi che regolano le oscillazioni di parametri fisiologici e metabolici nell’arco delle 24 ore all’interno del nostro corpo: i cosiddetti orologi circadiani. Si tratta di proteine che tengono il tempo all’interno di cellule e tessuti, permettendo ai diversi organi di svolgere le proprie attività in modo sincrono e sulla base dell’alternarsi della luce del sole nel corso delle 24 ore.  

Nel 2021 è rientrata in Italia, presso Humanitas, grazie a una Marie-Curie Fellowship della Commissione Europea. Oggi è ricercatrice e assistant professor di Humanitas University, oltre che Junior Group Leader in IRCCS Istituto Clinico Humanitas, dove dirige il laboratorio di Metabolismo Circadiano.

Grazie all’ERC Starting Grant, il laboratorio di Carolina potrà proseguire le sue ricerche sul rapporto tra orologi circadiani, alterazioni metaboliche e malattie cardiovascolari, con l’obiettivo di aprire la strada a nuovi approcci preventivi, diagnostici e terapeutici per queste malattie.

Cos’è l’ERC

L’ERC, istituito dall’Unione Europea nel 2007, è il principale ente di finanziamento europeo per la ricerca pionieristica d’eccellenza. Finanzia i più brillanti ricercatori di qualsiasi nazionalità ed età, su base altamente competitiva, purché vogliano portare avanti il proprio progetto in un paese europeo.

L’ERC offre quattro schemi di finanziamento: Starting Grants, Consolidator Grants, Advanced Grants e Synergy Grants. Con il suo ulteriore programma di Proof of Concept, l’ERC aiuta i beneficiari a colmare il divario tra la loro ricerca di frontiera e le prime fasi della sua commercializzazione.

Dal 2007 a oggi l’ERC ha portato alla pubblicazione di oltre 200.000 articoli scientifici e alla fondazione di più di 440 start up innovative. Gli scienziati vincitori del finanziamento hanno complessivamente ottenuto 14 premi Nobel, 7 medaglie Fields (il cosiddetto “premio Nobel per la Matematica”) e 11 premi Wolf.

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Tumore al seno: in Humanitas torna “Paziente diplomata” https://jotodsjo.click/news/tumore-al-seno-in-humanitas-paziente-diplomata/ Wed, 04 Sep 2024 08:21:25 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=235771 Torna in Humanitas la conferenza “Paziente diplomata” rivolta a donne “con e senza tumore al seno”. Alla sua undicesima edizione, l’evento si terrà sabato 12 ottobre 2024, dalle 8.30 alle 16.30 ed è promosso da Humanitas Cancer Center e dalla Scuola Italiana di Senologia, in collaborazione con Mamazone, network di pazienti con tumore al seno, […]

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Torna in Humanitas la conferenza “Paziente diplomata” rivolta a donne “con e senza tumore al seno”. Alla sua undicesima edizione, l’evento si terrà sabato 12 ottobre 2024, dalle 8.30 alle 16.30 ed è promosso da Humanitas Cancer Center e dalla Scuola Italiana di Senologia, in collaborazione con Mamazone, network di pazienti con tumore al seno, ricercatrici e ricercatori. 

Organizzata dal dottor Wolfgang Gatzemeier, Vice Responsabile dell’Unità Operativa di Senologia e Vice Direttore della Breast Unit presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas Rozzano, e dal professor Claudio Andreoli, senologo presso Humanitas Rozzano e Direttore della Scuola Italiana di Senologia (SIS), l’evento ha l’obiettivo di fornire tutte le conoscenze e gli strumenti necessari per affrontare i cambiamenti del corpo a seguito di una diagnosi di tumore al seno e nelle varie fasi del processo di cura

Tumore al seno: perché una giornata dedicata

Il tumore al seno è il più frequente nel sesso femminile e, nel 2023, nel nostro paese sono stati registrati 55.900 nuovi casi. L’avanzamento della Ricerca e l’innovazione nella diagnostica e nelle terapie, consentono tuttavia oggi prospettive di guarigione e qualità della vita sempre migliori. In particolare, la diagnosi precoce permette di individuare la maggior parte dei tumori quando sono ancora agli stadi iniziali e il trattamento può essere conservativo; inoltre, le terapie oncologiche innovative consentono percentuali più alte di guarigione definitiva e i trattamenti personalizzati, che consentono agli specialisti di intervenire in base alle specifiche condizioni cliniche di ciascuna singola persona, rendono cruciale il coinvolgimento della paziente stessa.

Ogni tumore al seno presenta diverse caratteristiche biologiche e morfologiche, che influiscono sulla valutazione dei trattamenti e sull’esito delle cure. L’obiettivo di Humanitas è rendere le pazienti con tumore al seno sempre più consapevoli, dunque non più semplici spettatrici della propria malattia, ma protagoniste attive nelle scelte e nella gestione quotidiana della patologia.

Diagnosi e cura sono al centro della conferenza “Paziente diplomata”, così come la possibilità di incontro tra gli specialisti Humanitas e le pazienti. Fondamentale, poi, anche il discorso sulla prevenzione, per cui “Paziente diplomata” apre le sue porte a tutte le persone che desiderano maggiori informazioni su questo tumore e sulle strategie preventive da mettere in atto.

Dall’avanguardia nella diagnostica alle terapie biologiche: i temi dell’evento

Tra i numerosi argomenti che verranno affrontati nel corso della giornata, che si aprirà con un panel pensato per fornire dati e informazioni sul carcinoma mammario, particolare importanza avranno le tecniche diagnostiche e le nuove evoluzioni in radiologia, con attenzione all’impiego dell’Intelligenza Artificiale in ambito diagnostico. 

Un focus anche sulle tematiche di genetica e genomica, con un approfondimento su familiarità, ereditarietà e fattori di rischio del tumore al seno e su quando e in quali casi è opportuno sostenere i test genomici, con la partecipazione dell’associazione nazionale aBRCAdaBRA, nata per sostenere le persone portatrici di mutazioni dei geni BRCA. 

Da sottolineare anche l’attenzione ai nuovi sviluppi nell’ambito dei trattamenti per il carcinoma della mammella, in particolare alle terapie biologiche, nonché alle voci delle pazienti delle Breast Unit, con un excursus sul ruolo della Breast Care Nurse dedicata. 

Come iscriversi all’edizione di “Paziente diplomata”

Sabato 12 ottobre 2024
Centro Congressi Humanitas
– via Manzoni 113, 20089 Rozzano (Milano)
Dalle 8.30 alle 16.30

La partecipazione è gratuita, previa iscrizione entro e non oltre il 4 ottobre 2024. Per ulteriori informazioni e iscrizioni, clicca qui.

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Prevenzione dei tumori testa-collo: torna la Make Sense Campaign https://jotodsjo.click/news/prevenzione-tumori-testa-collo/ Tue, 03 Sep 2024 12:41:46 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=116752 Torna la Make Sense Campaign, campagna annuale per la prevenzione e diagnosi dei tumori del distretto testa-collo, condotta dalla European Head & Neck Society (EHNS) e promossa in Italia dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico Cefalica (AIOCC). Un evento a cui l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano partecipa offrendo quattro giornate di screening gratuito, da lunedì […]

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Torna la Make Sense Campaign, campagna annuale per la prevenzione e diagnosi dei tumori del distretto testa-collo, condotta dalla European Head & Neck Society (EHNS) e promossa in Italia dall’Associazione Italiana di Oncologia Cervico Cefalica (AIOCC).

Un evento a cui l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano partecipa offrendo quattro giornate di screening gratuito, da lunedì 16 settembre 2024 a giovedì 19 settembre 2024 dalle 18.00 alle 19.00. Per partecipare è necessaria la prenotazione, compilando il form a questo link

I tumori testa-collo includono tutti quelli insorti in questi distretti (a eccezione di cervello e occhi) e fanno parte di una classe di neoplasie particolarmente comune: il settimo cancro per incidenza europea che rappresenta il 20% circa di tutte le neoplasie maligne nel sesso maschile oltre i 40 anni, ma risulta in crescita anche tra donne e pazienti più giovani. Ogni anno, solo in Italia, i tumori della testa e del collo colpiscono circa 10.000 pazienti.

“Hai la testa a posto? 1 sintomo per 3 settimane, 3 settimane per 1 vita”, questo il claim per il 2024 della Make Sense Campaign in Italia. Un chiaro riferimento alla durata dei sintomi caratteristici dei tumori testa-collo, che spesso vengono scambiati per manifestazioni di disturbi stagionali come il raffreddore, ma che se persistono oltre tre settimane non devono essere sottovalutati e posti all’attenzione del medico curante. Quando si parla di tumori della testa e del collo, infatti, la diagnosi precoce è un fattore fondamentale per la sopravvivenza dei pazienti: quando vengono diagnosticati in tempo, infatti, i tumori testa-collo hanno un tasso di remissione tra l’80 e il 90%: una percentuale particolarmente alta che tuttavia ha un drammatico calo quando la diagnosi avviene su una patologia in fase avanzata, che aumenta il tasso di mortalità al 60%.

Tumori della testa e del collo: quali sono i fattori di rischio?

Come spiegano il professor Paolo Bossi, Capo Sezione Autonoma di Oncologia Medica dei tumori testa-collo e dei tumori della pelle (spinocellulari e basocellulari) e vice presidente di AIOCC e il professor Giuseppe Mercante, Direttore della Scuola di Specializzazione di Otorinolaringoiatria e docente di Humanitas University, i due principali fattori che concorrono al rischio di sviluppare tumori del distretto testa-collo sono il fumo e l’alcol, responsabili di circa il 75% delle incidenze della patologia.

Altri fattori di rischio sono rappresentati da una cattiva igiene orale (sono infatti considerati fattori di rischio anche i traumi persistenti nel tempo dei denti sulle mucose del cavo orale e della lingua) e da un insufficiente consumo di frutta e verdura. Quando si informa la cittadinanza sulla prevenzione per questo tipo di neoplasie, pertanto, è molto importante porre l’accento sull’importanza di impostare uno stile di vita equilibrato, caratterizzato da un’alimentazione sana e una vita attiva.

L’infezione da HPV

Inoltre, per alcuni tipi di tumori testa-collo è un fattore di rischio l’infezione da Papilloma Virus Umano (HPV). L’HPV è un virus molto diffuso, che interessa la maggior parte delle persone nel corso della vita e che infetta soprattutto la mucosa degli organi genitali, della bocca e della gola. Alcune tipologie di HPV possono portare all’insorgenza di tumori, tra cui anche quelli dell’orofaringe, cioè delle tonsille e della base della lingua.

L’incidenza di tumori testa collo conseguenti a un’infezione HPV è in crescita, al punto che i tumori legati a HPV hanno superato quelli della cervice uterina. A essere interessati da questi tumori sono i pazienti più giovani, generalmente con un buono stato di salute. Da recenti ricerche, risulta che questo possa essere associato ai comportamenti sessuali: l’HPV è infatti un virus che si trasmette facilmente e principalmente per via sessuale.

I vaccini contro l’HPV attualmente a disposizione sono fondamentali anche per prevenire l’insorgenza di tumori testa collo. In Italia la vaccinazione è gratuita e consigliata per le ragazze e i ragazzi a partire dagli 11 anni di età.

Ulcere, dolore alla gola e raucedine: i sintomi dei tumori testa-collo

Diffondere una corretta informazione sui tumori testa-collo è importante, poiché la sintomatologia con cui si manifestano può essere facilmente scambiata per quella corrispondente a un raffreddamento o a semplici malesseri passeggeri.

Occorre dunque non sottovalutare quei sintomi che, come abbiamo detto, persistono per oltre tre settimane, tra i quali figurano:

  • macchie rosse in bocca o ulcere,
  • dolore alla gola sia a riposo sia durante la deglutizione,
  • dolore alla lingua,
  • raucedine,
  • sensazione di avere un corpo estraneo in gola,
  • respirazione faticosa,
  • sanguinamenti del cavo orale ed epistassi,
  • naso chiuso continuativamente e sempre dalla stessa narice,
  • noduli sul collo.

I pazienti che dovessero riscontrare la presenza di uno o più di questi sintomi per oltre tre settimane devono dunque contattare tempestivamente il loro medico di medicina generale e approfondire la sintomatologia.

Tumori testa-collo: in Humanitas l’approccio è multidisciplinare

Presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano la presa in carico dei pazienti con tumori testa collo è multidisciplinare, con gli specialisti dell’Oncologia Medica dei tumori testa-collo e dei tumori della pelle spinocellulari e basocellulari, guidati dal professor Paolo Bossi, che lavorano con gli specialisti dell’Unità Operativa di Otorinolaringoiatria, guidata dal professor Giuseppe Spriano e con l’Unità Operativa di Radioterapia e Radiochirurgia, guidata dalla professoressa Marta Scorsetti. Fondamentale anche la collaborazione con le Unità Operative di Radiologia Diagnostica, guidata dal dottor Luca Balzarini, Medicina Nucleare, guidata dal dottor Marcello Rodari, e di Anatomia Patologica, guidata dal professor Luigi Terracciano.

Un’associazione a supporto delle donne

L’associazione di volontariato Le Perle di Lunia, la cui co-fondatrice e presidentessa è la dottoressa Caterina Giannitto, radiologa esperta del programma testa-collo in Humanitas, promuove la prevenzione nell’ambito dei tumori testa-collo e a supporto delle donne che si trovano ad affrontare una diagnosi.

Il 19 settembre 2024 dalle ore 16:00 alle ore 18:00, presso l’aula E del Building 8 dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, si terrà l’evento Make Your Mark To Make Sense Campaign

Curato dalle dottoresse Caterina Giannitto e Cristina Gurizzan, oncologa, l’evento prevede una serie di testimonianze da parte dei pazienti, che condivideranno le loro esperienze di vita. Il punto centrale dell’evento sarà una tavola rotonda interattiva, durante la quale i partecipanti avranno l’opportunità di porre domande ai medici e discutere apertamente delle loro preoccupazioni per creare un dialogo costruttivo tra pazienti e professionisti, favorendo una maggiore comprensione e consapevolezza. Alla conclusione dell’evento è previsto un aperitivo, durante il quale i partecipanti potranno continuare a condividere le loro esperienze, rafforzando i legami all’interno della comunità.

Per partecipare, è necessario iscriversi gratuitamente:

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Tumore al pancreas: l’importanza dell’alimentazione prima e dopo l’intervento https://jotodsjo.click/news/tumore-al-pancreas-limportanza-dellalimentazione-prima-e-dopo-lintervento/ Tue, 03 Sep 2024 09:17:42 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248252 La malnutrizione è comune nei pazienti con tumore al pancreas, che spesso presentano significativa perdita di peso e deperimento generale al momento della diagnosi. Correggere lo stato nutrizionale prima dell’intervento chirurgico è essenziale, poiché la malnutrizione può prolungare la degenza ospedaliera, aumentare le complicanze postoperatorie e il rischio di re-ospedalizzazione. Ne parliamo con il professor […]

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La malnutrizione è comune nei pazienti con tumore al pancreas, che spesso presentano significativa perdita di peso e deperimento generale al momento della diagnosi. Correggere lo stato nutrizionale prima dell’intervento chirurgico è essenziale, poiché la malnutrizione può prolungare la degenza ospedaliera, aumentare le complicanze postoperatorie e il rischio di re-ospedalizzazione.

Ne parliamo con il professor Alessandro Zerbi, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia pancreatica dell’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. 

Resezione del pancreas e nutrizione: quale legame

L’intervento chirurgico sul pancreas ha un impatto sistemico sull’organismo, influenzando lo stato di benessere del paziente. La rimozione di parte del pancreas può portare a una ridotta produzione di enzimi pancreatici (insufficienza esocrina) e di insulina (diabete mellito) da parte del pancreas. 

Questo doppio legame tra nutrizione e chirurgia pancreatica si manifesta sia attraverso la malattia stessa, che può causare malnutrizione, sia attraverso l’effetto della chirurgia, che può peggiorare o indurre un problema nutrizionale. Lo stato nutrizionale del paziente può essere valutato in diversi modi. Innanzitutto, si può considerare la perdita di peso nel tempo. Successivamente, è importante eseguire una valutazione clinica del paziente per rilevare eventuali segni di malnutrizione. Infine, l’analisi di alcuni parametri nel sangue, come livelli di albumina, può fornire indicazioni sullo stato nutrizionale complessivo del paziente.

Il nutrizionista svolge un ruolo essenziale nella valutazione dello stato nutrizionale del paziente e nella gestione della sua alimentazione prima e dopo interventi chirurgici. Collabora attivamente con il chirurgo per pianificare l’intervento chirurgico e coordinare i supporti nutrizionali necessari. Inoltre, fornisce consulenza e supporto al paziente, offrendo consigli pratici per migliorare la sua alimentazione e le sue condizioni generali.

Come si gestisce la nutrizione prima e dopo l’intervento

Gestire la malnutrizione di una persona prima di un intervento chirurgico può richiedere la somministrazione di integratori alimentari e preparati specifici, insieme a consigli comportamentali per migliorare l’assunzione di nutrienti. Nei casi più gravi, in cui l’alimentazione per via orale non è sufficiente, si può ricorrere alla nutrizione artificiale, che può essere di tipo enterale o endovenoso.

A oggi, sono in uso protocolli post-operatori che promuovono una ripresa precoce dell’alimentazione nei primi giorni successivi all’intervento chirurgico. Questi protocolli consentono una degenza ospedaliera più breve e dimissioni rapide, senza aumentare le complicanze post-operatorie. Una ripresa precoce dell’alimentazione può contribuire a ridurre il rischio di sviluppare problemi di malnutrizione dopo l’intervento chirurgico.

Nelle prime settimane dopo l’intervento, è consigliato consumare pasti ridotti e mangiare frequentemente. In seguito, gradualmente si ritorna a un’alimentazione più normale, generalmente entro un mese dall’intervento. È importante limitare l’assunzione di grassi e alcolici e assumere terapia enzimatica sostitutiva per favorire l’assorbimento dei nutrienti.

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DOMS: che cosa sono i dolori muscolari dopo l’allenamento https://jotodsjo.click/news/doms-che-cosa-sono-i-dolori-muscolari-dopo-lallenamento/ Tue, 03 Sep 2024 09:13:04 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248230 I dolori muscolari a insorgenza ritardata (o DOMS dall’inglese Delayed Onset Muscle Soreness) insorgono tipicamente uno o due giorni dopo un allenamento sportivo. Non si tratta, quindi, dell’indolenzimento che si avverte durante uno sforzo muscolare o nelle ore immediatamente successive (i cosiddetti dolori muscolari acuti), ma di dolori che si sviluppano a 12-48 ore dallo […]

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  • Cosa sono i DOMS
  • I sintomi
  • Acido lattico: può provocare i DOMS?
  • Dolore da sovraccarico: i sintomi
  • Come trattare i DOMS
  • Come prevenire i DOMS
  • I dolori muscolari a insorgenza ritardata (o DOMS dall’inglese Delayed Onset Muscle Soreness) insorgono tipicamente uno o due giorni dopo un allenamento sportivo. Non si tratta, quindi, dell’indolenzimento che si avverte durante uno sforzo muscolare o nelle ore immediatamente successive (i cosiddetti dolori muscolari acuti), ma di dolori che si sviluppano a 12-48 ore dallo sforzo che indicano una risposta del muscolo a un’attività particolarmente intensa a cui è stato sottoposto. I DOMS sembrano essere dei veri e propri “segnali di allarme” che indicano un eccessivo aumento della richiesta funzionale. 

    Come prevenire i DOMS? E quando, invece, fare riferimento al medico? Ne parliamo con la  dottoressa Giulia Carimati, dell’Unità di Ortopedia del ginocchio e Traumatologia dello sport, guidata dal professor Piero Volpi, presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. 

    Che cosa sono i DOMS 

    I dolori muscolari a insorgenza ritardata iniziano circa 12 ore dopo la fine dell’attività sportiva e il massimo dell’indolenzimento non avviene generalmente oltre le 24/48 ore dall’allenamento. Dopo questo momento, infatti, il dolore tende a diminuire e a scomparire gradualmente. I DOMS sono provocati dall’attività muscolare stimolata con l’allenamento: il muscolo, quando viene sottoposto a uno sforzo particolarmente intenso, può infatti sviluppare delle micro-lesioni che provocano una momentanea infiammazione dell’area. 

    Si tratta di dolori che interessano soprattutto le persone poco allenate, ma possono essere avvertiti da qualsiasi individuo svolga un’attività sportiva, anche da chi pratica sport a livelli professionali. Nonostante i DOMS siano associati al fisiologico lavoro muscolare, però, non bisogna erroneamente supporre che un allenamento privo di dolori non sia effettivamente efficace: ricercare a tutti i costi uno sforzo muscolare che susciti dolore, infatti, potrebbe portare a un sovraccarico muscolare e comportare infortuni. 

    DOMS: i sintomi 

    I sintomi tipici dei DOMS possono assomigliare a quelli delle lesioni muscolari in genere e sono:

    • affaticamento muscolare
    • indolenzimento durante movimenti di stretching
    • dolore alla contrazione muscolare e alla palpazione. 

    Acido lattico: può provocare i DOMS? 

    La sovrapproduzione di acido lattico associata allo sport non comporta l’insorgenza di DOMS: la produzione dell’acido lattico, contrariamente a quanto si possa pensare, si verifica, al momento dello sforzo stesso. L’acido lattico è una molecola prodotta per metabolizzare il glucosio quando l’organismo è più carente di ossigeno, come accade durante gli allenamenti intensi, che comportano uno squilibrio tra l’ossigeno portato in circolo dal sangue e la domanda energetica dei muscoli sotto sforzo. 

    L’acido lattico viene tendenzialmente smaltito in tempi molto brevi, non appena questo equilibrio si ristabilisce: da pochi minuti a un paio d’ore dal termine dello sforzo. Per questo motivo, l’aumento momentaneo di acido lattico non può associarsi in alcun modo ai DOMS, che si manifestano invece a diverse ore di distanza dall’avvenuto smaltimento di questa molecola e  sono una risposta fisiologica all’aumentata richiesta funzionale del muscolo coinvolto. 

    Dolore da sovraccarico: quali sono i sintomi? 

    I DOMS, come abbiamo detto, sono dei dolori fisiologici, che tendono a risolversi naturalmente e per questo non vanno confusi con altri tipi di lesioni muscolari: condizioni più complesse che meritano l’attenzione dello specialista.

     Si consiglia di fare riferimento al medico in presenza di sintomi come: 

    • esordio dei sintomi riferito dal paziente durante uno sforzo specifico
    • dolori muscolari che si protraggono oltre la settimana
    • impotenza funzionale dell’arto interessato
    • sintomi specifici come urine scure.

    Anche alcune manifestazioni che insorgono durante l’attività sportiva come spasmi muscolari, dolore acuto, intorpidimento o formicolio al muscolo possono indicare la presenza di un infortunio più severo. 

    Come trattare i DOMS 

    In presenza di DOMS non è necessario sospendere l’attività fisica ma può essere sufficiente ridurne l’intensità oppure, in caso di sintomatologia protratta è consigliabile un riposo temporaneo di circa 48 ore e successivamente una graduale ripresa di attività aerobiche a basso carico come la corsa in linea, il nuoto o la bicicletta.

    Aiutano poi a contenere l’intensità dei DOMS, una volta escluse lesioni muscolari importanti con indagini strumentali,  piccoli stratagemmi come fare una doccia calda ed effettuare dei massaggi all’area interessata dal dolore nelle ore o nei giorni immediatamente successivi allo sforzo. Infine, se il dolore è davvero molto intenso può essere utile utilizzare una  pomata analgesica locale

    Come si prevengono i DOMS 

    Nonostante i DOMS possano insorgere a prescindere dalla preparazione sportiva individuale, ci sono alcune accortezze che possono essere messe in atto per diminuire il rischio che si verifichino. Tra queste la prima è sicuramente mantenere una buona idratazione, sia prima dell’attività fisica, sia durante e dopo. Anche lo stretching di riscaldamento prima della sessione sportiva è importante, così come il progressivo rallentamento dell’intensità al termine della sessione, magari effettuando proprio un’attività aerobica: entrambe le pratiche, infatti, favoriscono una buona circolazione sanguigna. 

    Al di fuori della pratica sportiva, è importante curare la propria alimentazione, seguendo una dieta bilanciata ricca di proteine, indispensabili per la salute dei muscoli, e grassi “buoni”, per esempio gli acidi grassi Omega 3, che invece hanno un’azione protettiva sulle articolazioni, e con un apporto adeguato ma non eccessivo di carboidrati. Infine, non bisogna dimenticare l’importanza del sonno per la nostra salute. Dormire poco, infatti, aumenta gli stati infiammatori e rallenta, di conseguenza, il recupero funzionale dei muscoli che, dopo una nottata scarsamente riposante, potrebbero risultare maggiormente indolenziti.

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    Colon irritabile e colite: i sintomi e la diagnosi https://jotodsjo.click/news/colon-irritabile-e-colite-i-sintomi-e-la-diagnosi/ Tue, 03 Sep 2024 09:10:44 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248259 La sindrome dell’intestino irritabile è uno dei disturbi intestinali più comuni e interessa in particolare il sesso femminile sotto i 50 anni di età. È un disturbo dall’andamento cronico-ricorrente, che può essere favorito da condizioni di stress fisico (come interventi chirurgici, malattie, terapie mediche) e mentale.  La colite è invece un’infiammazione del colon che può […]

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  • Colon irritabile: i sintomi
  • Gli esami per la diagnosi
  • Colite: i sintomi
  • Gli esami per la diagnosi
  • La sindrome dell’intestino irritabile è uno dei disturbi intestinali più comuni e interessa in particolare il sesso femminile sotto i 50 anni di età. È un disturbo dall’andamento cronico-ricorrente, che può essere favorito da condizioni di stress fisico (come interventi chirurgici, malattie, terapie mediche) e mentale

    La colite è invece un’infiammazione del colon che può manifestarsi in forma acuta o cronica.

    Quali sono i sintomi e quali esami fare per la diagnosi? Ne parliamo con la dottoressa Roberta Elisa Rossi, gastroenterologa presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e i centri medici Humanitas Medical Care.

    Colon irritabile: quali sono i sintomi

    La sindrome dell’intestino irritabile è caratterizzata dalla presenza di dolore addominale cronico/ricorrente associato ad un’alterazione della funzione intestinale, che può manifestarsi con stipsi, diarrea o un’alternanza tra le due.

    La diagnosi si basa sui criteri stabiliti dai “Criteri di Roma”, che identificano la sindrome dell’intestino irritabile quando si verifica dolore addominale ricorrente (almeno una volta alla settimana per almeno 3 mesi), associato a due o più delle seguenti condizioni:

    • Dolore correlato alla defecazione
    • Dolore correlato a variazioni nella frequenza delle evacuazioni intestinali
    • Dolore correlato a variazioni nella consistenza delle feci.

    Altri sintomi possono includere:

    • Difficoltà nell’evacuazione (sensazione di spinta eccessiva, urgenza o sensazione di evacuazione incompleta)
    • Presenza di muco nelle feci
    • Gonfiore o distensione addominale.

    Inoltre, possono associarsi anche disturbi extra-intestinali come per esempio: 

    Colon irritabile, gli esami per la diagnosi

    La diagnosi della sindrome dell’intestino irritabile è una in genere una “diagnosi di esclusione” ed è principalmente clinica, poiché non esiste un test diagnostico specifico per questa condizione. Viene stabilita attraverso una dettagliata valutazione medica gastroenterologica, che esclude altre patologie gastrointestinali con sintomi sovrapponibili. Durante questa visita, è fondamentale indagare la presenza di eventuali “segnali d’allarme”, come dimagrimento inspiegabile, anemia, febbre, presenza di sangue nelle feci, dolore persistente dopo l’evacuazione, sintomi notturni e insorgenza dei sintomi dopo i 50 anni. Questi segnali non sono tipici della sindrome del colon irritabile e sono in genere suggestivi per la presenza di sottostanti disturbi organici più gravi che richiedono ulteriori approfondimenti medici.

    In base alla storia clinica raccolta e all’esame fisico, il medico specialista potrebbe richiedere ulteriori indagini diagnostiche, che potrebbero includere:

    I sintomi della colite

    I sintomi della colite possono variare a seconda delle cause sottostanti. Possono aversi:

    Le forme acute di colite sono spesso associate a infezioni batteriche o virali o possono derivare da intossicazioni alimentari. Le forme croniche, invece, possono essere causate da malattie infiammatorie croniche intestinali, come la retto-colite ulcerosa, che coinvolge principalmente il retto, o il morbo di Crohn, che può interessare diverse parti del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano.

    Quali esami fare per la diagnosi di colite

    In caso di sospetta colite, è essenziale consultare uno specialista gastroenterologo per un’adeguata valutazione.

    Una dettagliata anamnesi e un accurato esame obiettivo consentono allo specialista di raccogliere informazioni per una diagnosi differenziale e per pianificare ulteriori indagini. Per esempio, nelle forme acute della malattia potrebbe essere opportuno eseguire esami sulle feci come coprocolture e ricerca di parassiti.

    Nel caso sorga il sospetto di una malattia infiammatoria cronica intestinale, il dosaggio della calprotectina fecale e un’ecografia con studio delle anse intestinali potrebbero essere i primi passi diagnostici non invasivi. Tuttavia, è importante notare che la diagnosi definitiva di queste patologie richiede un esame istologico, per cui potrebbe essere necessaria una colonscopia con prelievo di biopsie multiple.

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    Allergia al lattice: che cos’è e quali sono i sintomi https://jotodsjo.click/news/allergia-al-lattice-che-cose-e-quali-sono-i-sintomi/ Tue, 03 Sep 2024 09:06:10 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248269 L’allergia al lattice è una reazione immunitaria scatenata dall’esposizione a prodotti contenenti lattice di gomma naturale. Le manifestazioni di questa allergia possono andare da lievi irritazioni cutanee fino a gravi reazioni anafilattiche che possono essere rischiose per la vita. Negli ultimi anni la consapevolezza e la diagnosi di questa allergia sono aumentate e le misure […]

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  • I sintomi
  • Chi è a rischio
  • I segnali cui prestare attenzione
  • Come si fa la diagnosi
  • Come si previene e cosa fare
  • L’allergia al lattice è una reazione immunitaria scatenata dall’esposizione a prodotti contenenti lattice di gomma naturale. Le manifestazioni di questa allergia possono andare da lievi irritazioni cutanee fino a gravi reazioni anafilattiche che possono essere rischiose per la vita.

    Negli ultimi anni la consapevolezza e la diagnosi di questa allergia sono aumentate e le misure preventive sono ormai ampiamente diffuse.

    Il lattice è una sostanza naturale estratta dall’albero della gomma (Hevea brasiliensis). Viene utilizzato in una vasta gamma di prodotti di uso comune come ad esempio palloncini, preservativi, guanti, elastici e molti dispositivi medici.

    Con quali sintomi si manifesta l’allergia al lattice? Ne parliamo con la dottoressa Maria Rita Messina, allergologa del Centro di Medicina Personalizzata: Asma e Allergologia presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano.

    I sintomi dell’allergia al lattice

    La sintomatologia dell’allergia al lattice può insorgere immediatamente al contatto diretto di mucose e cute con il prodotto che contiene lattice oppure dopo inalazione delle particelle di lattice sospese in aria o ancora a seguito di iniezioni, interventi chirurgici, esecuzione di piercing o tatuaggi (via parenterale).

    I sintomi dell’allergia al lattice possono essere diversi e possono coinvolgere vari apparati del corpo.

    Sintomi cutanei:

    Sintomi respiratori:

    • Naso che cola
    • Starnuti
    • Prurito agli occhi
    • Tosse
    • Difficoltà respiratorie, fino a sintomi asmatici.

    Sintomi gastrointestinali:

    Anafilassi una reazione grave e potenzialmente letale, in cui possono essere coinvolti contemporaneamente più apparati e che si può manifestare con orticaria, difficoltà respiratorie, calo della pressione sanguigna e perdita di coscienza.

    Allergia al lattice: chi è a rischio

    A risultare maggiormente sensibilizzate al lattice sono in particolar modo alcune categorie professionali che utilizzano quotidianamente questo materiale, come chi lavora nell’industria della gomma o gli operatori sanitari.

    Risulta spesso sensibilizzato anche chi ha dovuto sottoporsi a svariati interventi chirurgici (soprattutto durante l’infanzia ma non solo).

    Alcune persone allergiche al lattice possono manifestare sintomi allergici anche dopo ingestione di alcuni alimenti come avocado, banana, castagna, kiwi, mango e papaya. Questa associazione è chiamata “sindrome lattice-frutta”, un tipo di cross-reattività che si verifica quando il sistema immunitario identifica, in sostanze diverse, le proteine o le loro componenti come strutturalmente simili o biologicamente correlate, attivando così una risposta immunitaria.

    Allergia al lattice: i segnali cui prestare attenzione

    Ci sono alcuni campanelli d’allarme in presenza dei quali è opportuno richiedere un consulto con lo specialista allergologo, in attesa del quale si deve evitare di venire in contatto con il lattice, fino alla formulazione di una diagnosi. 

    I segnali a cui prestare attenzione sono:

    • prurito o gonfiore alle labbra durante una visita odontoiatrica o medica in cui lo specialista ha utilizzato guanti in lattice oppure in caso di attività quotidiane come gonfiare dei palloncini di gomma;
    • prurito o gonfiore alle mani dopo aver usato guanti in lattice o gomma;
    • prurito o gonfiore in area urogenitale dopo una visita specialistica ginecologica, urologica o proctologica e/o dopo aver usato profilattici o altri dispositivi.

    Allergia al lattice: come si fa la diagnosi

    La diagnosi dell’allergia al lattice viene effettuata attraverso:

    Anamnesi: si esamina la storia medica del paziente e si analizzano i sintomi e le circostanze in cui si manifestano.

    Test cutanei:

    • Prick test: una piccola quantità di lattice viene applicata sulla pelle e si osserva la reazione.
    • Patch test: un cerotto contenente lattice viene applicato sulla pelle per 48 ore.

    Esami del Sangue: dosaggio degli anticorpi specifici (IgE) per il lattice.

    Allergia al lattice: come si previene e cosa fare

    La gestione dell’allergia al lattice si basa principalmente sulla prevenzione dell’esposizione e sulla preparazione per affrontare eventuali reazioni.

    Chi ha una diagnosi di allergia al lattice deve dunque prestare particolare attenzione e utilizzare prodotti senza lattice, come guanti in vinile, nitrile o neoprene.

    Si deve informare il personale medico in caso di visite odontoiatriche, ginecologiche, urologiche o proctologiche, trattamenti chirurgici, che utilizzerà dispositivi privi di lattice.

    La prevenzione è la chiave per evitare reazioni allergiche e in caso di emergenza, il trattamento tempestivo della reazione può salvare la vita. Chi è allergico al lattice dovrebbe quindi portare sempre con sé un braccialetto medico di allerta e, se prescritto, un autoiniettore di adrenalina.

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    Sport: perché fa bene alla salute mentale? https://jotodsjo.click/news/sport-perche-fa-bene-alla-salute-mentale/ Tue, 03 Sep 2024 08:59:46 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248248 Praticare regolarmente attività fisica può contribuire a migliorare il benessere psicofisico, aiutando a prevenire malattie, mantenere la salute e gestire lo stress, l’umore, l’ansia e la depressione.  Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare. Salute mentale: i benefici dello sport I benefici dello sport sul benessere mentale sono molteplici, […]

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  • Salute mentale: i benefici dello sport
  • Sport di squadra o attività individuale?
  • Quando è indicato?
  • Praticare regolarmente attività fisica può contribuire a migliorare il benessere psicofisico, aiutando a prevenire malattie, mantenere la salute e gestire lo stress, l’umore, l’ansia e la depressione. 

    Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Elisa Morrone, psicologa e psicoterapeuta di Humanitas PsicoCare.

    Salute mentale: i benefici dello sport

    I benefici dello sport sul benessere mentale sono molteplici, la ricerca scientifica sta cercando di capire anche come poter scegliere lo sport giusto per ciascuno di noi e massimizzarne l’efficienza. 

    A oggi sappiamo sicuramente che l’attività fisica:

    • aumenta la produzione di serotonina, noradrenalina, adrenalina e favorisce il rilascio di endorfine, riducendo così lo stress e migliorando il nostro umore; 
    • contribuisce all’aumento dell’attenzione, dell’autocontrollo e delle capacità di risolvere problemi, migliorando la percezione del proprio stato fisico, questo perché attivando la produzione di determinate sostanze il nostro cervello ha la possibilità di lavorare meglio d’altronde nei pazienti con calo dell’umore, per esempio, si manifestano calo dell’attenzione, difficoltà di concentrazione; 
    • migliora il mio sonno, se eseguita almeno 2 ore prima di andare a letto, perché aiuta a scaricare la tensione e a staccare la mente
    • permette di trascorrere del tempo all’aria aperta, distogliendo l’attenzione dalle preoccupazioni;
    • può favorire lo sviluppo cognitivo, la creatività e la concentrazione, poiché richiede di fissare obiettivi, il cui conseguimento aumenta l’autostima, la fiducia in sé stessi e l’affermazione personale;
    • se di squadra, migliora la resilienza, l’empatia e le competenze sociali.

    Salute mentale: sport di squadra o attività individuale?

    Gli sport di squadra offrono numerosi vantaggi, sia perché favoriscono la socializzazione e la sfida personale, sia perché possono aiutare a superare eventuali difficoltà legate al giudizio o all’introversione. Raggiungere obiettivi insieme al gruppo fa sentire parte di un sistema funzionale, migliorando il benessere senza eccessi.

    L’attività fisica di gruppo, guidata da un allenatore, può essere particolarmente utile nel superare eventuali disagi psicologici.

    Tuttavia, è importante prestare attenzione alla dipendenza dallo sport, un rischio che talvolta viene enfatizzato dai modelli sociali. Le caratteristiche di questa dipendenza sono simili a quelle di altre dipendenze: ansia quando si salta un allenamento, un controllo ossessivo sull’attività fisica, difficoltà a concentrarsi su altri aspetti della vita a causa del pensiero costante verso lo sport, e un desiderio incessante di superare i propri limiti. È essenziale fermarsi quando ci si sente stanchi e quando lo sport diventa l’unico pensiero dominante, chiedendo aiuto se necessario.

    Sport e disturbi psicologici: quando è indicato?

    L’attività fisica è sempre indicata, ma soprattutto è un valido aiuto per i disturbi dell’umore, per la gestione della nebbia cognitiva della quale abbiamo tanto sentito parlare come conseguenza del Covid ma che può anche essere legata alla cattiva qualità del sonno. I pazienti con calo dell’umore lieve spesso riferiscono di svegliarsi stanchi al mattino, di sentire la testa annebbiata/confusa, in questi casi una passeggiata, o meglio una camminata a passo sostenuto appena svegli aiuta proprio a riattivarsi e a iniziare la giornata in modo diverso, meglio se anche alla luce del sole. 

    Il rapporto tra benessere psicologico e performance sportiva è bidirezionale: avere una buona autoefficacia definita come consapevolezza nel conoscere i propri strumenti per raggiungere gli obiettivi e fiducia nel poterli raggiungere, così come una maggiore fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità sono tutte capacità cognitive e psicologiche che influenzano in modo positivo o negativo le perfomance e aiutano nella gestione dello stress della prestazione stessa. 

    Negli ultimi Giochi olimpici si è molto discusso delle lacrime dell’atleta Benedetta Pilato, nuotatrice diciannovenne che ha raggiunto il quarto posto nei 100 metri rana e in riferimento alle sue lacrime a fine gara si è detta felice per il risultato ottenuto. Questo è un bell’esempio di buona autoefficacia, di consapevolezza di se stessi e della gratificazione raggiunta con sacrificio, impegno e cura di sé anche dal punto di vista psicologico. La stessa Pilato, nei Giochi olimpici di Tokyo 2020, era stata eliminata per movimento irregolare. La sua storia dimostra che è stata capace di superare la delusione dell’eliminazione e di accettare il giudizio, di fissare un nuovo obiettivo, di prepararsi utilizzando le sue strategie fisiche e mentali e di raggiungere un notevole obiettivo a soli 19 anni. 

    Lo sport deve essere un alleato per far star meglio non sempre un traguardo, una vittoria, una competizione che porta a identificarsi con quei risultati e a perder di vista il resto, con la conseguenza di sentirsi dei falliti quando quei risultati non arrivano. 

    Riflettere sulle proprie capacità, su ciò che spinge a raggiungere quei risultati può aiutare a star meglio, confrontarsi con gli amici, gli istruttori, i familiari può aiutare. Per fortuna anche alcuni dei migliori atleti del mondo hanno rotto il tabù sul benessere mentale, o meglio sul malessere mentale. 

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    Bronchiectasie: cosa sono e come si curano https://jotodsjo.click/news/bronchiectasie-cosa-sono-e-come-si-curano/ Tue, 03 Sep 2024 08:55:46 +0000 https://jotodsjo.click/?post_type=news&p=248241 Le bronchiectasie sono una malattia respiratoria cronica caratterizzata da tosse con catarro e frequenti episodi di bronchiti o polmoniti a causa di una dilatazione eccessiva e permanente di alcuni tratti dell’albero bronchiale, con conseguenze particolarmente negative sulla qualità di vita della persona. Ad oggi non esiste un farmaco specifico per la cura delle bronchiectasie e […]

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  • Cosa sono
  • I sintomi
  • I trattamenti
  • La prospettiva di un nuovo farmaco per la cura
  • Le bronchiectasie sono una malattia respiratoria cronica caratterizzata da tosse con catarro e frequenti episodi di bronchiti o polmoniti a causa di una dilatazione eccessiva e permanente di alcuni tratti dell’albero bronchiale, con conseguenze particolarmente negative sulla qualità di vita della persona. Ad oggi non esiste un farmaco specifico per la cura delle bronchiectasie e l’approccio mira a diagnosticare e gestire quelli che chiamiamo i “tratti trattabili di malattia”, tra cui la produzione di muco, la tosse, le infezioni batteriche, fungine o micobatteriche, e la mancanza di fiato. Il trattamento delle bronchiectasie, però, è destinato a cambiare in un futuro non troppo lontano, grazie alla comunicazione, emessa il 28 maggio 2024, dei risultati di uno studio di Fase 3, mondiale, lo studio ASPEN sulla sicurezza ed efficacia farmaco brensocatib rivolto a pazienti con bronchiectasie non dovute a fibrosi cistica che continuano ad avere frequenti bronchiti seppur a terapia medica e fisioterapica ottimizzate.

    Ne parliamo con il professor Stefano Aliberti, Responsabile dell’Unità Operativa Pneumologia I presso l’IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, Professore Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio di Humanitas University, fondatore dei registri Europeo (EMBARC) ed Italiano (IRIDE) delle bronchiectasie e presidente del comitato scientifico dell’Associazione Italiana Bronchiectasie.

    Congenite o acquisite: cosa sono le bronchiectasie

    La dilatazione dell’albero bronchiale oltre il suo diametro standard comporta una sindrome clinica con accumulo di catarro, necessità di espettorare quotidianamente, tosse e l’insorgenza frequente di bronchiti o polmoniti.

    Le bronchiectasie nel 40-50% dei casi sono idiopatiche (non se ne conosce la causa), ma possono insorgere anche per cause congenite o acquisite; è di particolare importanza valutare con attenzione la causa sottostante le bronchiectasie poiché può risultare determinante nella scelta dei trattamenti e nell’eventuale necessità di un intervento multidisciplinare. 

    Tra le patologie congenite che provocano l’insorgenza delle bronchiectasie riconosciamo malattie genetiche o sistemiche tra cui:

    • Discinesia ciliare primitiva
    • Deficit della proteina alfa 1 antitripsina
    • Fibrosi cistica

    Tra le altre patologie a cui possono associarsi le bronchiectasie ci sono poi:

    I sintomi delle bronchiectasie

    Le bronchiectasie si riconoscono proprio da questi sintomi ricorrenti: 

    • Tosse frequente
    • Importanti secrezioni bronchiali o espettorazione cronica di catarro
    • Frequenti bronchiti o polmoniti 
    • Presenza di sangue nel catarro.

    Altri sintomi accessori possono essere:

    In presenza di questa sintomatologia, lo specialista pneumologo abitualmente richiede l’esecuzione di una TAC del torace ad alta risoluzione, esame standard per valutare l’eventuale presenza di bronchiectasie (da eseguirsi in fase di benessere). Spesso, inoltre, la patologia viene individuata durante una TAC torace eseguita per indagini di altro genere.

    I trattamenti per le bronchiectasie

    Il trattamento delle bronchiectasie dipende sia dalle cause sottostanti sia dai cosiddetti “tratti trattabili di malattia”, su cui è opportuno intervenire per contenere i sintomi.

    In primis è importante favorire l’espettorazione di catarro, per ridurre l’infezione e l’infiammazione a carico dei polmoni. Per aumentare l’espulsione di catarro si consiglia di effettuare a domicilio delle sedute di fisioterapia respiratoria anche quotidiane sotto la guida di un fisioterapista respiratorio.

    L’infiammazione polmonare viene trattata con macrolidi (utilizzati a basso dosaggio per lungo tempo per sfruttare il loro effetto  immunomodulante), mentre per contenere l’infezione si ricorre ad antibiotici somministrati per via sistemica o per via nebulizzata (aerosol) specifici per i patogeni che la provocano. Queste cure possono essere anche a lungo termine e necessitare di essere proseguite per un tempo che va dalle settimane ad addirittura anni. Ostruzione polmonare e mancanza di fiato prevedono invece l’utilizzo accurato di broncodilatatori.

    La prospettiva di un nuovo farmaco per la cura delle bronchiectasie

    Lo studio di Fase 3 mondiale ASPEN apre nuove possibilità nella cura delle bronchiectasie. Lo studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, aveva come obiettivo quello di valutare la tollerabilità, la sicurezza e l’efficacia del farmaco brensocatib nel ridurre significativamente il tasso di riacutizzazioni polmonari. Si tratta dello studio clinico di maggior ampiezza mai eseguito sul trattamento delle bronchiectasie, e l’arruolamento di persone da diverse zone del mondo porta a ritenere i risultati teoricamente applicabili a un’ampia proporzione di pazienti con bronchiectasie.

    Il farmaco interviene sui globuli bianchi neutrofili che in condizioni normali sono fondamentali per il contenimento dei processi infiammatori e l’eliminazione dei patogeni ma che, in presenza di malattie polmonari infiammatorie croniche quali le bronchiectasie, possono accumularsi nelle vie aeree, agire in maniera dis-regolata e provocare segni e sintomi quotidiani. L’infiammazione provocata dai neutrofili nelle bronchiectasie si associa ad outcome di malattia più gravi, con più alto rischio di riacutizzazioni, ospedalizzazioni ed esiti infausti della malattia. È possibile che questo sia, probabilmente già nel 2026, il primo farmaco specifico disponibile per le bronchiectasie rappresentando una concreta possibilità di intervento per i pazienti.

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